Se durante la quarantena causata dell'emergenza Covid-19 le realtà del vino, dai produttori singoli ai consorzi, hanno in breve tempo trovato il modo di far sentire la propria voce - attraverso i social, ma anche tavole rotonde digitali, corsi online - e di continuare a vendere con sistemi alternativi quali e-commerce e delivery.
Ma con i giorni che passano e, si spera, un'eventuale fase due in avvicinamento, sono diversi i dubbi e le preoccupazioni di imprenditori e professionisti dell'enologia. Temi prioritari per immaginare una ripartenza che passano anche dalle richiesta d'aiuto alle istituzioni.
Le riflessioni dal mondo del vino raccolte da Fine Dining Lovers.
Francesca Moretti, Terra Moretti Vino
Molti dubbi, soprattutto sulla socialità, da parte di Francesca Moretti. L'amministratore delegato di Terra Moretti Vino, che comprende insegne storiche come Bellavista e Sella&Mosca, domanda poi alle istituzioni una direzione da poter seguire quanto prima: «Tornare alla normalità? Chissà cosa sarà la normalità... Francamente è davvero difficile immaginare un dopo, dico in senso pratico. Abbiamo sempre vissuto a contatto, in modo quasi intimo. Ci sono luoghi, penso solo al bancone di un bar, dove essere attaccati gli uni altri era normale. E ora? Perché finché resteremo tutti chiusi in casa, tra mille fatiche e mancanze, ci sarà poco da gestire, nei rapporti, nelle relazioni. Ma una volta che l’emergenza rientrerà? In cosa consisterà quella fase in cui si potrà uscire ma non si potranno più fare le cose di prima? Ristoranti con il plexiglass? In spiaggia chiusi nelle celle trasparenti? Mi auguro che le istituzioni trovino al più presto, e ce lo dicano, un modo di tornare a vivere che non renda insignificante quest'espressione. Tutti noi, imprenditori, lavoratori, donne e uomini, abbiamo fatto la nostra parte. Rinunciando alla libertà per il bene nostro ma soprattutto della collettività da oltre un mese e mezzo. Ma alla richieste devono corrispondere ora delle risposte. Concrete, fattive, efficaci».
Maximilian Niedermayr, Consorzio Vini Alto Adige
Va dritto al punto Maximilian Niedermayr, presidente del Consorzio Vini Alto Adige, che parla di aiuti economici: «L’intero mercato del vino è collassato, sia a livello nazionale sia internazionale, e un miglioramento della situazione di crisi non si vedrà per molto tempo. La sopravvivenza delle aziende che si occupano della lavorazione dell’uva e delle oltre cinquemila famiglie di viticoltori è messa seriamente a rischio. Senza un aiuto finanziario non saremo in grado di superare questa crisi. La politica deve dimostrare il dovuto senso di responsabilità con un aiuto immediato e adeguato. Non ci arrendiamo e continueremo a cercare un dialogo. Se la politica dovesse lasciarci da soli, molte aziende non riusciranno a superare la crisi e anche il futuro di molti viticoltori ne risulterà segnato. Sarà necessario anche programmare il volume della vendemmia 2020, perché una riduzione del raccolto appare inevitabile».
Tommaso Di Sante, Cantina Di Sante (Bianchello d'Autore)
Le Cantine Di Sante, che aderiscono a Bianchello d'Autore, hanno avviato un ampliamento della struttura con la fine del 2019. Ora il cantiere è fermo e l'azienda deve far fronte ad un importante calo delle vendite. I motivi sono chiaramente legati al blocco, che impedisce qui di lavorare sia sul mercato estero che sul turismo locale, come spiega l'imprenditore Tommaso Di Sante: «Il mercato straniero è fermo, così come l’Horeca e l’enoturismo, un settore a cui la nostra provincia è particolarmente legata. I viaggiatori del gusto rappresentano infatti un’entrata economica qualificata: sono turisti che vengono a conoscere direttamente le realtà produttive locali e che riportano nelle loro città i ricordi, i sapori delle Marche, raccontandoli e diventandone ambasciatori. È una grande perdita. C’è poi da sottolineare il grande lavoro che stavamo portando avanti con il gruppo di Bianchello d’Autore, insieme ad altre 8 cantine di Pesaro e Urbino per promuovere il Bianchello del Metauro. Un tam tam di occasioni che era al culmine della sua attività e che deve purtroppo placare temporaneamente il suo slancio posticipando gli eventi programmati. Se la situazione si protrarrà troppo a lungo ci troveremo ad affrontare diverse criticità: il reperimento di materiale; l’assunzione di manodopera per le lavorazioni primaverili ed estive e, in un secondo momento, per la vendemmia. Chi aveva previsto nuovi impianti di vigneto dovrà rinunciarvi. Al momento la Regione ha accettato la proroga di un anno, per evitare sanzioni, per la scadenza delle autorizzazioni per nuovi impianti e reimpianti. Una notizia che comunque non va a recuperare il danno dovuto alla perdita di un investimento. Abbiamo inoltre presentato un progetto salva-vigneti per cercare risposte immediate: ad agosto inizia la fase di vendemmia e se le cantine, alla ripresa del mercato, immetteranno nel circuito troppa quantità di vino il mercato si saturerà con una conseguente svalutazione dei prodotti».
Giovanni Busi, Consorzio Vino Chianti
A gamba tesa Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, che si fa portavoce di una situazione insostenibile per la filiera del vino toscano: «È abissale la distanza che separa gli innumerevoli annunci fatti dal Governo attraverso conferenze stampa quasi quotidiane e la realtà con cui puntualmente le nostre aziende fanno i conti il giorno dopo, quando le banche negano gli aiuti. Le nostre aziende non sanno più cosa fare. Per ovvi motivi siamo costretti a continuare l'attività perché l’agricoltura non può fermarsi; uno stop significherebbe per noi abbandonare i nostri vigneti con il rischio concreto di non avere la forza di ripartire. Come Consorzio abbiamo preso decisioni drastiche, come la riduzione della produzione del 20%. Una scelta indispensabile per mantenere in equilibrio la produzione con il mercato. Dall'altra parte non possiamo che notare con sgomento e profonda preoccupazione che le istituzioni non ha ancora previsto alcun sostegno. Noi siamo anche disposti ad indebitarci nell'interesse del Paese, per salvaguardare la nostra attività, ma per poterlo fare non possiamo prescindere dalla garanzia che lo Stato deve darci, prevedendo, fra le altre misure, l'annullamento momentaneo degli accordi di Basilea. Perché è inutile illuderci tenendoci incollati davanti al televisore aspettandoci un aiuto che puntualmente si infrange contro le porte scorrevoli delle banche. L'agricoltura e gli agricoltori sono al collasso. Continuiamo a pagare i nostri dipendenti, che lavorano regolarmente, e i nostri fornitori per mandare avanti l'attività nei campi. Dall’altra parte invece non si incassa ciò che abbiamo venduto prima dell'emergenza, in attesa di capire quando e se riaprirà chi deve pagarci. Le aziende che oggi continuano a vendere lo fanno nella grande distribuzione ma sono un numero ridotto rispetto alla mole di piccole e medie imprese della filiera».
Andrea Terraneo, Vinarius Associazione Enoteche Italiane
Tira le somme Andrea Terraneo, presidente di Vinarius Associazione Enoteche Italiane, che, pur con decisioni differenti, ha visto i propri associati diventare punti di riferimento del territorio: «Ci risulta che il 22% delle enoteche ha deciso di rimanere chiuso e il 25% di rimanere chiuso ma di effettuare consegne a domicilio. Il rimanente 53% che ha infine deciso di rimanere aperto e di effettuare consegne a domicilio, diventando un sostegno concreto per la distribuzione non soltanto di vino vino ma di beni come acqua, pasta e altri generi alimentari. Noi come Vinarius abbiamo da subito consigliato ai soci che ne avevano il permesso, visto il decreto, di rimanere aperti nell’ottica di svolgere un servizio alla comunità, contribuendo così ad evitare afflussi eccessivi e assembramenti nei punti commerciali della GDO».
Ugo Zamperoni, Consorzio Asolo Prosecco
Una buona notizia dal Consorzio Asolo Prosecco, che sceglie comunque la prudenza per muoversi nell'incertezza di questi mesi e di quelli a venire. Il primo trimestre 2020 ha chiuso con un incremento di vendita del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. La più piccola delle tre denominazioni del mondo del Prosecco da gennaio a marzo ha collocato sul mercato 4 milioni di bottiglie contro i 3,6 milioni della chiusura trimestrale dell’anno scorso. Così il presidente del Consorzio Ugo Zamperoni: «Ovviamente, alla luce del difficile contesto che stiamo vivendo, restiamo estremamente cauti nella valutazione delle dinamiche commerciali. Tuttavia i dati della nostra denominazione sembrano sottolineare che il consumatore fa sempre maggiore affidamento su vini che sappiano coniugare accessibilità e radicamento territoriale, che sono le caratteristiche tipiche dell’Asolo Prosecco, le stesse che ci avevano consentito di chiudere il 2019 alla storica quota di 17 milioni di bottiglie vendute, con una crescita del 35% rispetto ai 12,6 milioni del 2018. Pur con tutta la prudenza del caso, si conferma la crescita della fiducia del mercato nei nostri confronti».
Elio Pisoni, Cantina e Distilleria Pisoni
Attività storica nella propria provincia, Cantina e Distilleria Pisoni ha continuato la propria attività, chiudendo soltanto il punto vendita diretto. Elio Pisoni, che è anche presidente della Sezione Alimentare di Confindustria Trento, ha speso alcune parole anche sul rinvio di Vinitaly 2021: «È stata fatta la scelta più saggia, per due ragioni fondamentali: il rinvio a giugno non avrebbe comunque garantito la sicurezza dal punto di vista sanitario e ci sarebbe stata una scarsa partecipazione di espositori e di visitatori. Siamo ancora, e lo saremo per parecchi settimane, in una situazione di emergenza che, anche dal punto di vista psicologico, non ci permette di organizzare e pianificare nel migliore dei modi una così importante manifestazione. A Düsseldorf hanno proceduto in tempi rapidissimi alla cancellazione totale dell’edizione 2020 di Prowein. È stata la scelta più saggia e mi fa piacere che alla fine anche l’Ente Verona Fiere abbia optato per la stessa scelta. Confindustria Trento è costantemente in contatto con la sede centrale di Roma, con il governo locale e con le organizzazioni sindacali per essere aggiornata sulle misure attivate e condividerle con gli associati».
Marco Maggi, Club del Buttafuoco Storico
Guarda al cambiamento e invita al lavoro di squadra Marco Maggi dell'Azienda Agricola Maggi Francesco, nell'Oltrepò, e presidente del Club del Buttafuoco Storico. Dichiara Maggi, che pensa anche ad evitare l'abbassamento dei prezzi del prodotto finale: «Sono convinto che saranno mesi duri, forse anni, per questo non possiamo aspettare che ritorni l'economia di prima. Dobbiamo rimboccarci le maniche trovare nuove modalità e soluzioni. Le abitudini d'acquisto cambieranno, noi abbiamo attivato fin da subito un canale di delivery interno per i nostri clienti. La maggior parte sono privati che possono ordinare attraverso una chiamata o sul sito web dell'azienda. Allo stesso tempo ci siamo appoggiati a siti come winelivery. La mia preoccupazione al momento è rivolta ai costi fissi di gestione che un'azienda agricola, a differenza di altri settori, ha per forza tutto l'anno. La natura non si ferma e a maggio saremo già in vigna per lavorare alla produzione di quest'anno fino alla vendemmia. Per fortuna hanno permesso anche ad aziende come noi di accedere alla cassa di integrazione per i dipendenti, cosa non possibile prima di quest'emergenza. .L'agricoltura deve essere sostenuta. Un'idea è quella della vendemmia verde: lo Stato ci sostiene economicamente per non portare a produzione una parte di uva raccolta. Questo perché un altro problema sarà l'accumulo incredibile di prodotto, se continueremo a non vendere il prezzo del vino si abbasserà. Non dobbiamo arrivare a questo punto».
Franco Cristoforetti, Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino
Positivi i dati del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino. Nel primo trimestre del 2020 il Chiaretto ha chiuso con un balzo in avanti del 21,1% negli imbottigliamenti rispetto ai primi tre mesi del 2019; mentre il Bardolino ha segnato un incremento del +2,6%. Anche per il presidente Franco Cristoforetti, vista l'emergenza Covid-19, parole di soddisfazione mitigate da estrema cautela: «La grande distribuzione, assecondando le esigenze delle famiglie, ha incrementato la domanda di vini quotidiani e accessibili, capaci di esprimere identità e qualità. Anche se è prematuro fare considerazioni sull’evoluzione dello scenario, non condividiamo le visioni pessimistiche che vorrebbero l’immediata adozione di misure emergenziali per il settore vitivinicolo. A preoccuparci è piuttosto la prospettiva di un turismo azzerato nell’area del Garda, che avrebbe ricadute soprattutto sulle piccole aziende agricole locali che basano ampia parte della redditività sulla vendita diretta e sul collocamento presso bar e ristoranti della zona. La vera necessità è dunque quella di garantire liquidità alla filiera vinicola ora che i lavori di campagna richiedono forti spese. È su questo fronte che ci aspettiamo rapidi ed efficaci interventi da parte del Governo, delle pubbliche amministrazioni e del sistema bancario».
Stephane Revol, Comte de Montaigne
Le preoccupazioni non riguardano soltanto l'Italia. Anche in Francia, la maison de champagne dell’Aube Comte de Montaigne guarda alla vendemmia. Sottolinea Stéphane Revol, Ceo dell’azienda: «Quella del raccolto è la mia preoccupazione maggiore al momento. Per vendemmia noi impieghiamo circa 120 persone. Ci occupiamo anche di vitto e alloggio. Arrivano in gran parte della Polonia e pare che i confini possano rimanere chiusi per lungo tempi. Chi raccoglierà l'uva? Non si trovano persone che vogliano occuparsi di questa mansione in Francia come in Italia. La vendemmia dovrà avvenire tra il 20 di agosto e il 20 di settembre, date più vicine di quanto possa sembrare».