Mancano ormai pochi giorni allo scadere del Dpcm del 3 dicembre 2020, fissato per il 15 gennaio. In attesa di conoscere le decisioni future e le prossime mosse del Governo, il mondo della ristorazione, duramente colpito dall’emergenza sanitaria, inizia a far sentire la propria voce.
Dalla Fipe agli Ambasciatori del Gusto, ecco qui di seguito gli appelli dei rappresentanti dei pubblici esercizi, degli chef e del mondo della gastronomia (qui invece vi abbiamo spiegato cos’è il Bonus Chef 2021 e come richiederlo).
Fipe: “Abbiamo oltre 3 mila imprese esodate e i ristori sono in ritardo”
Subito dopo il periodo festivo, la Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi è tornata a dare voce alle imprese: “Ogni giorno riceviamo decine di chiamate da parte di ristoratori e imprenditori che lamentano ritardi nell’erogazione dei ristori promessi dal Governo. Quelli di Natale non si sono ancora visti, ma in moltissimi casi non sono stati corrisposti nemmeno quelli di novembre. In questo modo le imprese, impossibilitate a operare a causa di provvedimenti sempre più restrittivi e la totale assenza di pianificazione di medio periodo, non riescono a sopravvivere. Le promesse di non sfamano le persone. Prendiamo atto delle dichiarazioni del Ministro Di Maio e della Vice Ministro Castelli, ci auguriamo che si trasformino al più presto in versamenti sui conti correnti”, ha affermato Roberto Calugi, Direttore Generale di Fipe-Confcommercio.
“Esiste poi un altro aspetto che non può più essere sottovalutato”, ha aggiunto. “Nella ristorazione abbiamo oltre 3 mila imprese esodate. Mi riferisco a tutte quelle attività che, pur essendo chiuse per lockdown ad aprile 2020, non hanno potuto fare alcun raffronto con il fatturato di aprile 2019 in quanto inattive per varie ragioni (ristrutturazione, trasferimento di sede, ecc), rimanendo così tagliate fuori sia dalla prima che dalla seconda tranche autunnale di ristori. Il governo dia seguito al più presto anche alle richieste di aiuto di queste realtà”.
Gli appelli e la lettera al Governo degli Ambasciatori del Gusto
Nei giorni scorsi, l’associazione Associazione Ambasciatori del Gusto, presieduta dalla chef Cristina Bowerman, si è rivolta direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri, “per chiedere un immediato cambio di passo, e una posizione chiara in difesa della ristorazione italiana e a salvaguardia di tutto il sistema, drammaticamente penalizzato”, oltre a un coinvolgimento al tavolo decisionale.
“È inverosimile che si continui a parlare solo di chiusura quando è chiaro che il lockdown così come è stato strutturato fino ad oggi, soprattutto negli ultimi tempi, è stato un fallimento perché non ha prevenuto più di quanto probabilmente sarebbe accaduto se fossimo stati aperti rispettando una serie di norme precise e univoche", ha affermato Bowerman. “La visione dovrebbe essere esattamente opposta, ossia pensare a come aprire in sicurezza. Se è vero che l'immunità di gregge si ottiene attraverso la vaccinazione e che quest’ultima non sarà terminata prima dei mesi autunnali del 2021, come possiamo pensare di sopravvivere in tale ‘limbo’ tutto questo tempo? Serve una visione precisa, una normativa adeguata. I ristoranti non possono aprire un giorno, magari mezza giornata, per poi chiudere altri due giorni senza sapere cosa possono fare il terzo giorno”, ha proseguito.
“Preparare una linea per un menu, non è una cosa che si improvvisa”, ha aggiunto Cesare Battisti, Segretario Generale dell’associazione. “Non solo. Serve distinguere le varie forme di somministrazione prevedendo una normativa modulare che possa tenere conto delle diversità tra i bar e i ristoranti che effettuano servizio solo al tavolo”. E ancora: “Come già detto e dimostrato in passato, siamo pronti al sacrificio, ma a fronte di una chiusura collettiva, che non sia inutilmente frammentata, aspettiamo un ristoro di pari peso, che arrivi subito e che non ci faccia morire”.
Un appello cui si è aggiunta una seconda lettera firmata dal direttivo di Ambasciatori del Gusto - costituito da Cristina Bowerman, Paolo Marchi, Cesare Battisti, Pasquale Caliri, Moreno Cedroni, Mariella Caputo, Vittorio Borgia, Alessandro Gilmozzi e Renato Bosco - per sollecitare una risposta in tema di “ristori e tassazione”. Ripartiamo il testo integrale qui di seguito:
“Siamo di fronte all’ennesimo semaforo rosso per tutti i nostri ristoranti. Non abbiamo idea di quando potrà scattare il verde e, soprattutto, se saremo in grado di sopravvivere fino a quel momento. Da mesi ormai ci chiediamo perché, nonostante gli enormi sacrifici realizzati per garantire tutti gli standard di sicurezza richiesti finora e senza evidenti riscontri di utilità, la nostra categoria sia chiamata a espiare qualsiasi colpa di questa terribile pandemia. Oggi le svariate anticipazioni del nuovo Dpcm parlano di ulteriori 100 giorni di chiusura mentre un silenzio assordante continua ad avvolgere il tema dei ristori. Nel frattempo, un semaforo continua a restare verde ed è quello dei costi fissi e di gestione che si accumulano: dagli affitti alle utenze fino ai dipendenti e alle tasse. Puntuali come ogni anno iniziano ad arrivare le cartelle esattoriali. Ma senza alcuna liquidità noi ci chiediamo come saremo mai in grado di saldarle?!. A gran voce ribadiamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri la necessità di un cambio di passo, chiediamo di essere interpellati per mettere a punto una visione a medio e lungo termine e una strategia che sia finalmente costruttiva. Serve fare qualcosa subito per “salvare” e “ricostruire” tutto quello che, giorno dopo giorno, sta morendo. Perché, sia chiaro, tanti ristoratori non saranno in grado di riaprire. Al Governo ricordiamo che dietro ogni saracinesca abbassata ci sono imprenditori con le loro famiglie e quelle dei propri collaboratori. Uomini e donne che al pari di altre categorie, hanno il diritto di essere ascoltati, di sapere come poter lavorare e soprattutto di sapere cosa succederà domani”.