Era attesissimo il Dpcm del 25 ottobre. Come molti temevano, le nuove disposizioni - che sono in vigore da oggi, 26 ottobre - vanno a colpire ancora una volta la categoria dei ristoratori, oltre al mondo dello spettacolo (cinema e teatri chiusi) e dello sport (palestre chiuse).
“Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5.00 fino alle 18.00; il consumo al tavolo e' consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi; dopo le ore 18.00 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico; resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto, nonche' fino alle ore 24.00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze”, recita il decreto.
Regole diverse, al momento, solo in Alto Adige dove il presidente della provincia autonoma Bolzano-Alto Adige Arno Kompatscher ha firmato un'ordinanza che stabilisce regole differenti, con la chiusura dei bar alle 20 e dei ristoranti alle 22. Una manovra resa possibile dall'autonomia di cui gode la provincia, che ha deciso anche di lasciare aperti cinema e teatri (con capienza massima consentita di 200 persone). Qualcun altro seguirà il suo esempio?
Nel frattempo è durissima la reazione dell'intera categoria di ristoratori ed esercenti, che - dopo una primavera difficilissima e una ripresa delle attività che stava dando qualche speranza di miglioramento generale della stazione - si vede ancora una volta bloccata. Senza considerare che molti ristoranti non sono mai stati aperti a pranzo, o comune hanno subito un calo impressionante a mezzogiorno, a causa dello smart working di molti lavoratori, come ci aveva raccontato Sara Preceruti.
ll presidente del consiglio Giuseppe Conte ha promesso provvedimenti di ristoro per i settori colpiti dal Dpcm del 25 ottobre, non sono mancate le reazioni e le critiche di chef e associazioni di categoria.
Dpcm 25 ottobre 2020, le reazioni: le associazioni
La Fipe-Confcommercio esprime perplessità e contrarietà alla chiusura dei pubblici esercizi alle ore 18.00. “La contrarietà si aggiunge alla consapevolezza che non esiste connessione tra la frequentazione dei Pubblici Esercizi e la diffusione dei contagi, come dimostrato da fonti scientifiche, che attribuiscono piuttosto ad altri fattori - mobilità, sistema scolastico e mondo del lavoro - le principali fonti di contagio”, si legge in una nota ufficiale.
“La Federazione ha preso atto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte relativi ad interventi urgenti e specifici a favore del settore. Pur apprezzando l’impegno dal Governo, la Federazione si è immediatamente attivata affinché gli stessi siano economicamente significativi, certi e immediatamente esigibili per tutte le imprese del settore”.
Resta fissata per il 28 ottobre la manifestazione indetta in 21 piazze d’Italia per ribadire valori del settore e salvare oltre 350 mila posti di lavoro e il futuro di oltre 50.000 imprese.
Ambasciatori del Gusto, associazione presieduta dalla chef Cristina Bowerman, lancia un appello: “Lo abbiamo già dimostrato con i fatti e lo ribadiamo: siamo pronti a fare sacrifici per la salute pubblica e per il bene del Paese ma chiediamo rispetto per la nostra categoria attraverso un concreto coinvolgimento nel processo decisionale e un immediato chiarimento circa le misure economiche necessarie per non fare fallire l’intero settore della ristorazione, da applicare con urgenza”.
Si dichiarano molto amareggiati anche i JRE Italia: “Ci sentiamo colpiti profondamente, ma assolutamente non colpevoli, dobbiamo pagare per negligenze altrui. Fin da subito ci siamo impegnati per rispettare le regole e adeguarci a tutte le norme di sicurezza e distanziamento legate alla salute. Questo anche a fronte di importanti investimenti, nonostante il durissimo colpo ricevuto. Ecco perché i ristoranti e tutte le attività che rispettano queste regole hanno il diritto di essere messe in condizione di lavorare. Il problema non siamo noi, non possiamo essere sempre il capro espiatorio di questa situazione. La chiusura alle 18 impedisce a noi ristoratori di lavorare. Chiudere alle 18 significa chiudere completamente. E se questo è ciò che siamo costretti a fare, allora è imprescindibile la necessità di un sostegno come è accaduto in altri Paesi”.
Queste invece le parole de Ristoratori Uniti su Instagram: "Oggi giornata mondiale della pasta, la pasta emblema della cucina, della tradizione, della cultura gastronomica italiana, oggi 25 ottobre 2020 sarebbe dovuto essere un giorno di festa, per noi cuochi, camerieri e ristoratori, in realtà oggi è giornata di lutto della ristorazione italiana. I ristoranti hanno la sfortuna che le persone mangiano anche la sera perchè se mangiassero manicaretti e spaghetti e lasagne anche la mattina o alle 17:30 non avremmo nessun problema. Il fatto che si consumi su due fasce, una a pranzo e una a cena ( mercato prevalente) la ristorazione può ritenersi in lutto. Durante la fascia serale è empiricamente dimostrato che il covid 19 è più aggressivo anche se ci sono meno persone in giro rispetto al giorno".
Dpcm 25 ottobre 2020, le reazioni: gli chef
Molto chiaro Raffaele Alajmo, alla regia de Le Calandre a Rubano, assieme al fratello Massimiliano, tre stelle Michelin: “Se ci obbligate a chiudere dovete aiutarci, non costringerci a indebitarci!”.
ll tristellato abruzzese Niko Romito fa sentire la propria voce, con un commovente post su Instagram: “Quella di questa sera, domenica 25 ottobre, sarà per molti ristoranti in Italia probabilmente davvero l'ultima cena".
"I nostri ristoranti resteranno aperti rispettando le indicazioni del decreto del governo. Continueremo ad accogliere in sicurezza i nostri clienti e tutti coloro che per necessità o piacere ci verranno a trovare”.
Luca Marchini, chef stellato de L'Erba del Re a Modena, così reagisce: “Da domani le mie preoccupazioni di una "rinascita", dopo il lockdown di maggio, si amplificheranno: questa volta il mio avversario non sarà più solo la sicurezza sanitaria e il raggiungimento di una sicurezza economica, ma anche un esterno accanimento forzato e meditato nei confronti della mia categoria. Quanta amarezza e quanto sconforto se solo penso ai miei sogni, ai miei sforzi, ai miei obiettivi imprenditoriali raggiunti. Ma ancora di più quanta amarezza ed imbarazzo di fronte a tutti i miei ragazzi che da anni condividono con me tutto questo grande lavoro. Continueremo ... perché siamo "vivi", tenaci, coscienziosi e ... italiani”.
“Chiediamo di poter lavorare e vivere normalmente, non è così che possono salvare l’economia: in questo modo la affossano, e non rovinano solo no ristoratori, ma tutti”, afferma Gaetano Simonato, stella Michelin del ristorante Tano Passami l’Olio di Milano, che annuncia due manifestazioni in programma nel capoluogo lombardo: oggi, lunedì 26 ottobre, in Largo 11 Settembre alle ore 15.00, e mercoledì 27 ottobre alle 14.30 davanti Palazzo Marino.