Se pagare una bottiglia come un appartamento non ti fa batter ciglio e il caviale lo metteresti persino sulla pizza, la tua destinazione è vistosamente chiara: Londra. Parlando di “caro-normale”, Ginevra, Parigi e Hong Kong sono sul podio, poiché è lì che si spende di più per mangiare.
NON CHIAMATELO HAMBURGER
Ma qui di normale non c'è nulla: la capitale britannica ha scalato la classifica mondiale dell'offerta gastronomica dal lusso senza freni, senza inibizioni e ovviamente senza prezzo, e digerisce in pace ogni eccesso che la rende la n.1. Negli ultimi 12 mesi, le notizie di spropositi alimentari londinesi sono state una costante. Un anno fa, un american bar, l'Honky Tonk, lanciava l'hamburger più caro al mondo: cacciagione neozelandese, brie al tartufo nero, tartufo bianco, caviale, sfoglie d'oro, sapori amalgamati al prezzo di 1.500 euro (ma se preferite optare per un piatto cucinato ed etnico, c'è sempre il “vecchio” curry di Samudari Khazana, Bombay Brasserie, a circa 2.200 euro).
Ovviamente Londra non ha l'esclusiva mondiale dei piatti più cari: dal sushi tempestato di diamanti di Angelino Araneta a Manila alla pizza Luigi XIII di Renato Viola a Salerno, dal gelato a 24 carati del Serendipity-3 a New York (qui altri dessert con molti zero sul conto) ai popcorn da 1.000 dollari al chilo di Berco's, i quattro angoli del pianeta offrono creazioni per foodies che non badano a spese. Londra le concentra.
NON CHIAMATELA SPESA
In primavera un documentario di Channel 4 in più episodi illuminava la popolazione sugli ingredienti più costosi al mondo serviti nei templi della capitale, ad esempio il caffé Kopi Luvak, prodotto con le bacche digerite e defecate dallo zibetto comune delle palme (circa 450 euro a tazzina). O il prosciutto iberico Albarragena de Bellota, che arriva con tanto di certificato genetico dei maiali dell'Estremadura le cui cosce valgono circa 2.500 euro al chilo. O le bistecche di razze e giapponesi wagyū - in primis quelle di Kobe - dalle carni marmorizzate, massaggiate e monitorate al limite del fanatismo, dal costo di svariate centinaia d'euro al chilo.
Tra le notizie più recenti, quella che riguarda il destino del caviale – le cui vendite, insieme ai tartufi, sono aumentate di molte decine di punti in percentuale da Natale scorso: l'ultima moda lo vuole condimento da pizza, con buona pace di chi urla al delitto gastronomico. Tutto ciò avviene sui tavoli di ristoranti e bar della città del Big Ben, e nei banchi dove si esibisce e vende magnificenza alimentare.
NON CHIAMATELA DELIVERY
Ma anche tra le pareti domestiche: il take-away e le cene recapitate sulla soglia di casa non solo sono oramai associabili a qualità, ma puntano adesso al lusso. Nella metropoli dove risiede il più alto numero di miliardari al mondo, un terzo del budget speso per il cibo è dedicato al fast-food e al take-away: nel panorama non poteva mancare un servizio come quello di Supper, che recapita a casa le pietanze di vari ristoranti stellati, su ordinazione.
Il boom della ristorazione nella City, che vuole contrastare le scosse nel tessuto industriale e nel mondo bancario londinese, non accenna ad arrestarsi dal 2013, con nuovi investitori e clienti che affluiscono in Central London. Anche gli storici hotel d'alto bordo sono rinati, principalmente grazie a semi mediorientali, trasformati in cittadelle del lusso autosufficienti dove i ristoranti stellati incorporati – uno per tutti: il tre stelle di Ducasse al Dorchester - sono causa e allo stesso tempo sintomo del successo. Tra un business e l'altro, la gola nel lusso di pietanze che costano un mese di lavoro - o oltre - di chi le serve al tavolo.