In cucina Edoardo Fumagalli, semifinalista italiano di S.Pellegrino Young Chef 2016, ci lavora da quando ha 14 anni. Il finesettimana e d'estate scappava sempre nel ristorante accanto a casa per lavorare e per capire se quel mondo facesse per lui.
Dopo arrivano le grandi esperienze negli alberghi di lusso: a 16 anni al Lago di Como al Villa D'Este, il Danieli a Venezie e il passo successivo l'estero. In mezzo Gualtiero Marchesi e il Marchesino alla Scala, sei mesi in macellaria con Sergio Motta per capire tutto della carne e poi di nuovo estero con la Francia al Taillevent di Parigi per tre anni e New York al Daniel.
Poi ad aprile del 2015 torna a casa, e dopo solo una settimana si ritrova a capo delle cucina de La Locanda del Notaio. Come si sta preparando Edoardo alla finale italiana del 20 giugno? Ce lo racconta in questa intervista.
1. Perché ha deciso di partecipare?
Perché credo sia un palcoscenico forse fra i più importanti a livello internazionale; ho visto il riscontro della prima edizione e devo dire che mi ha attirato subito. Sembra ci sia una bella energia e soprattutto è una grande iniziativa per valorizzare i giovani chef.
2. Cosa ha voluto esprimere con il suo piatto?
Ho utilizzato una materia prima un Merlano del Nord Adriatico, un pesce azzurro considerato da sempre un prodotto povero, che nessuno vuole utilizzare. Qui viene rivisitato in maniera più internazionale, guarnendo il piatto con materia prime non proprio mediterranee, dandogli un valenza gourmet/non gourmet.
3. Dovrebbe vincere lei perché…
Perché il piatto che ho preparato, sfruttando il mio percorso internazionale, ha forse più probabilità di vincere.
4. Quali sono i suoi sogni lavorativi?
Arrivare alla gestione completa di un ristorante da qualsiasi punto di vista e creare un team di persone che possa portare avanti il mio pensiero. Mi piacerebbe restare in Italia, e perché no anche in grandi città come Milano e Roma.
5. Cosa pensa le porterà il concorso?
Senz’altro visibilità: è un palcoscenico importante come dicevo prima, potrebbe far conoscere me e il ristorante.
6. Il giudice che teme di più?
Nessuno. Più che temerli è un onore farmi giudicare da loro, ed è una buona occasione per far assaggiare un mio piatto a 6 grandi chef tutti in una volta.