Un aperitivo a base di aceto balsamico preparato da Guglielmo Miriello, barman del Dry di Andrea Berton, ha chiuso domenica sera la seconda edizione di Food Immersion: il festival organizzato dall'associazione tutta al femminile La Papilla Brilla, che ha portato a Reggio Emilia alcuni tra gli esempi più gustosi dello street food italiano.
Noi di Fine Dining Lovers eravamo lì, e vi raccontiamo per quali ragioni ne è valsa prorio la pena.
1. Mangiare bene e parlare bene (di cibo, naturalmente).
Accettando con piacere l'invito della 'Papilla' Lucia Catellani, anche Fine Dining Lovers era presente al festival di Reggio Emilia per partecipare a un incontro sui progetti editoriali online a tema food: insieme a noi, moderati dall'abile Mariachiara Montera, gli amici di Gnam Box, quelle di Paper Project e di Under the Tree. Quattro iniziative editoriali molto diverse tra loro, ma allo stesso tempo legate dal filo rosso del cibo come passione e condivisione.

Progetti editoriali alla Food Immersion. Da sinistra Miriam Lepore (Under the Tree), Riccardo Casiraghi e Stefano Paleari (Gnam Box), Valeria Raimondi (Fine Dining Lovers), Chiara Fornari e Claudia Minnella (Paper Project, founder e blogger). A destra Lucia Catellani, de La Papilla Brilla. Photo courtesy Chiara Fornari.
2. Ricordarsi che, quando si parla di street food, la regola è una sola: sporcarsi le mani.
Che si tratti di un 'Erbazzone contemporaneo' e vegetariano, un trancio di pizza stesa a mano senza toccare i bordi che così lieviteranno meglio in cottura, polpettine di bufalo o mortadella fritta, poco importa: senza forchette è tutto più gustoso.

La mortadella fritta del Rigoletto e la pizza gourmet del Pizzaiuolo on the Road - Piccola Piedigrotta. Photo courtesy Gnam Box.
3. Avere l'occasione di assaggiare, insieme, le eccellenze del territorio.
Al festival degustazioni di due tra i prodotti tipici che hanno reso la zona di Reggio Emilia famosa nel mondo: l'Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia e il Parmigiano Reggiano.
4. Vedere tua figlia di dieci mesi infilare la faccia in un gelato alla zucca.
Non un gelato qualsiasi, ma una coppetta artigianale ricoperta di saba: uno sciroppo d'uva (o mosto cotto) tipico dell'Emilia Romagna, dove è usato per condire piatti dolci e salati. Piccoli foodies crescono.
5. Rilassarsi sulle sdraio allestite nel più grande dei chiostri di San Pietro.
Pranzando all'aperto e godendosi un inaspettato sole caldo autunnale.

Il barman Guglielmo Miriello, del Dry di Milano, e un'immagine dei chiostri di San Pietro durante il festival. Photo courtesy La Papilla Brilla.
6. Scoprire la colazione bio delle sorelle Braglia.
Lorella, Silvia e Francesca, volti e anime dell'associazione di Disanapianta, che organizza corsi di cucina vegan e naturale. Alla Food Immersion hanno proposto una "colazione blu", con ricette a base di mirtillo e mosto d'uva. Irresistibile la loro personalissma versione della più famosa crema di nocciole del mondo, preparata solo con due ingredienti (trovate qui la ricetta): da non farsi scappare, e non solo se siete vegani.

La colazione blu preparata dalle sorelle Braglia, dell'associazione e scuola di cucina Disanapianta, e il corner della cremeria 'Capolinea'. Photo courtesy La Papilla Brilla.
7. Vagare per i chiostri benedettini di San Pietro.
Un angolo da scoprire, galleria d'arte nel pieno centro storico di Reggio Emilia.