La pandemia ci ha inevitabilmente portato a elaborare riflessioni sul post emergenza sanitaria e, talvolta, ci ha indotto a mutare comportamento o attitudine. Quale lezione abbiamo imparato dal lockdown?
Alcuni protagonisti del mondo della gastronomia hanno studiato nuovi format di ristoranti per la ripartenza, altri hanno puntato, e continuano a scommettere, sul delivery, altri ancora hanno risposto con scelte radicali, cambiando approccio in cucina e mettendo mano al menu.
Ecco allora lāuso di prodotti nostrani alternativi, la ricerca di piccoli artigiani locali e la valorizzazione del territorio con nuovi menu che puntano sul made in Italy e su progetti spesso più accessibili.Ā Una tendenza che passa non solo attraverso la cucina degli chef, ma anche per i banconi dei bartender e i laboratori dolci.
Qui di seguito trovate alcuni esempi: ecco cosa ci hanno raccontato chef, bartender e maestri del dolceĀ che hanno preso decisioni, più o meno radicali, in questa direzione.Ā
Eugenio Boer e la svolta allāinsegna dellāitalianitĆ
Ha preso una decisione radicale Eugenio Boer, chef italo-olandese del ristorante [bu:r] di Milano. Durante la quarantena, con la compagna Carlotta Perilli, direttore di sala, ha maturato la decisione di focalizzarsi esclusivamente sui prodotti italiani. Una svolta forte per uno chef che ha fatto della contaminazione la propria cifra, e inĀ tavola non ha mai rinunciato allāamatissimo burro della Normandia. Un cambiamento annunciato e messo in pratica con la riapertura, avvenuta una settimana fa.
āCi abbiamo pensato tanto. Durante il lockdown, ci siamo detti: concentriamoci su piccoli produttori nostrani e rivediamo la cucina, raccontando la storia italiana con i suoi artigianiā, spiega lo chef. āCosƬ, abbiamo creato una piccola cartolina - come quelle che si usavano negli anni ā70 con lāindicazione dei monumenti - con la riproduzione dello Stivale e degli ingredienti segnati nelle varie aree del Paese, in base alla provenienza. Il motto ĆØ Il piacere di scegliere lāItalia. Sempreā.Ā Ā
Le cartoline si trovano al tavolo e si possono mettere nella bustina porta-mascherina realizzata da Carlotta in cotone riciclato, da portare a casa: un āgadget ecosostenibileā, come lo definisce Boer, che ricorda tutti gli ingredienti italiani utilizzati nel suo nuovo menu.Ā

Foto: Marco Varoli
Ecco allora il burro di un caseificio di Lodi al posto di quello francese, le uova di Selva dalla Valtellina, il fegato grasso di Mortara al posto del foie gras, lāolio extravergine dāoliva del Frantoio SantāAgata di Oneglia, la cipolla di Montoro e i piccioni di Moncucco, nel Vercellese. āĆ bello che la gente trovi lāItalia nelle materie prime che uso, nei piatti che faccio, che poi hanno dei guizzi come la Cima alla Genovese, presentata come un California Roll: ĆØ una delle ricette della tradizione più difficili da realizzare, dopo anni di riflessioni su questo piatto ce lāho fattaā, ci dice Boer, che omaggia cosƬ le sue origini liguri.Ā
E ancora, cāĆØ La Panzanella, ma anche Il Maiale Virtuoso, preparato con la carne della Bordona farm di Lodi.Ā āSono tutte ricette italiane, realizzate con ingredienti italiani: assolutamente una rivoluzione per me, visto che prima cercavo di far convivere prodotti da tutto il mondoā, commenta lo chef.Ā Ā
Una virata verso una direzione destinata a tracciare la rotta di Boer, che durante il lockdown ha lanciato pure il delivery dallo spirito familiare [Bu:r] a casa, incentrato sulle ricette classiche e i sapori della tradizione, con proposte che vanno dalle lasagne al vitello tonnato. Progetto che ora rappresenterĆ una costante dellāofferta gastronomica dello chef. āDai momenti critici ĆØ bello trarre e vedere degli spiragliā, afferma lo chef.
Qual ĆØ il futuro, il modo del cibo sta andando verso questa direzione? āLa gastronomia deve andare verso il concreto e verso il racconto delle storie vere: lāItalia ha un patrimonio enogastronomico enorme, non siamo secondi a nessuno e ce lo dobbiamo ricordare, forse in questo momento abbiamo bisogno tutti di una coscienza nazionale molto forteā, conclude lo chef.Ā
The Spirit e WeMadeIt, la drink list 100% made in italy
The Spirit, iconico cocktail bar milanese, ha riaperto il 4 giugno con tante novitĆ . Non solo per The Highballs, unāinedita linea di quattro drink studiati appositamente per il take-away e per il delivery, proposti in bottigliette e pronti per il consumo, ma anche per una nuova drink list. Si chiama WeMadeIt ed ĆØ una carta di otto signature cocktail che omaggiano il made in Italy, realizzati al 100% con soli ingredienti nostrani, superalcolici compresi. Una sfida per chi lavora nel beverage.
āAbbiamo lanciato anche lāhashtag #wemadeITā, racconta il bartender Carlo Simbula, che ci spiega cosa ha spinto il team a lavorare a una drink list che rilegge classici della mixology attraverso profumi mediterranei, ingredienti genuini e materie prime locali. āAbbiamo studiato questa nuova carta come omaggio allāItalia per la ripartenza, durante il lockdownā, prosegue.
Cosa li ha portatiĀ aĀ questa scelta? āInnanzitutto il periodo in cui ci siamo trovati a 'sopravvivere' a livello di bar e hospitality, in generale. Una drink list tutta italiana rappresenta un segnale da parte del nostro locale: cāĆØ tutta la volontĆ di dare un poā di importanza al made in Italy, che talvolta ĆØ stato anche sottovalutato. Abbiamo cercato, quindi, di valorizzare piccoli e grandi produttori italianiā, risponde.Ā
Una ricerca minuziosa, ma allo stesso tempo in linea con il lavoro giĆ svolto dallo staff in precedenza. āNoi abbiamo sempre strizzato lāocchio al piccolo produttore artigianale, quindi avevamo giĆ molti contatti: ci siamo messi a ricercare altri ingredienti italiani per raggiungere il quorum necessario a realizzare una drink list completaā, commenta.

La carta estiva WeMadeIt sarĆ disponibile fino a settembre-ottobre, quando verrĆ presentata la nuova linea per la stagione autunnale. Vede sfilare con eleganza otto signature che si ispirano alla cultura del Belpaese. Si va dal gettonatissimo Verbena Negroni, dove fanno capolino, oltre al bitter italiano, un gin artigianale toscano e un vermouth sardo. āUna volta preparato, viene cotto a bassa temperatura con la verbena essiccata, che ĆØ una botanica presente nel ginā, spiega il bartender.Ā
E ancora, Gaio Sour ĆØ un signature a base di Marsala della Cantina Florio, amaro italiano, succo di limone fresco, sciroppo a base di finocchietto selvatico e alloro, albume e soluzione salina per esaltare gli aromi. āĆ un Sour che serviamo in coppetta, finocchietto e alloro sono rigorosamente italiani, li acquistiamo in erboristeriaā, specifica Simbula.
Tra le proposte più gettonate della nuova carta, poi, cāĆØ lo Sgroppino Tropicale. Non deve tradire il nome esotico, perchĆ© - anche in questo caso - il made in italy ĆØ la costante, come spiega il bartender. āLo prepariamo con vodka italiana e sorbetto al limone, e lo colmiamo con un SanbittĆØr Emozioni di Frutta al Passion Fruitā.
Il gelato di Artico con gli ingredienti dimenticati della LombardiaĀ
Anche nellāarte dolce la tendenza ĆØ la medesima. Il gelato a domicilio ha avuto un boom durante il lockdown, e continua a essere un appuntamento fisso per molti italiani. E proprio dal mondo del sottozero arriva unāidea che trova un nobile intento: valorizzare i prodotti tipici del territorio, spesso dimenticati.Ā
Ć cosƬ che il maestro gelatiere Maurizio Poloni della gelateria Artico a Milano ha iniziato a fare una ricerca di materie prime provenienti dalle āzone rosseā, fortemente colpite durante lāemergenza sanitaria.Ā
āStiamo studiando una nuova collezione di gusti per lāestate che omaggiano la nostra regione, ne introdurremo almeno 5-6. In questi giorni stiamo cercando di stabilire un percorso: di sicuro saranno gusti legati ai territori, specialmente quelli delle aree più segnate dal Covidā, spiega il gelatiere.Ā
E cosƬ, prodotti come la crema al mascarpone di Lodi, il Biscotto di Codogno e le farine di mais della zona di Bergamo diventeranno protagonisti di nuovi e inediti gusti.Ā
āIl gusto più complesso cui sto lavorando sarĆ quello più rappresentativo, perchĆ© riunirĆ tutti gli altri elementi per arrivare a un gelato finale, perfettamente miscelato ed equilibrato: sarĆ il gusto dedicato alla cittĆ di Milanoā, conclude il maestro. Un omaggio, ma anche un modo per pensare positivo, allāarmonia dellāinsieme.