È un fenomeno moderno, e come tale difficile da inquadrare: si chiama foodstagramming e banalmente significa fotografare il cibo e uploadare l'immagine su Instagram.
Prova ad approfondire l'argomento Repubblica, con un articolo del 21 agosto di Licia Granello, che chiede agli chef cosa ne pensano di chi è sempre con lo smartphone in mano, e come loro si sono comportati in queste circostanze.
- Foto articolo su Repubblica: Instagram / Tigella -
L'articolo ripercorre le diverse posizioni di chef famosi, come di quelli contrari e poi pentiti tipo Niko Romito (ristorante Reale), che racconta nell'articolo di aver dapprima vietato gli scatti nel suo locale, ma di aver capito con il tempo che tutto nasce dalla voglia di voler immortalare un'esperienza unica.
Stesso percorso quello di Nadia Santini, e suo marito Antonio, che Al Pescatore di Canneto sull'Oglio avevano appeso un cartello con la macchina fotografica sbarrata, per poi toglierlo in nome dell"emozione gastronomica". Mauro Uliassi, invece, afferma di non aver visto nel fenomeno nulla di negativo all'inizio, salvo poi ricredersi in seguito a uno spiacevole aneddoto che vedeva protagonista un filmato su Facebook .
Dalla parte degli instagramer infine Giovanni Grasso, del ristorante Le Credenze vicino Torino, che mette in luce la frustrazione che ne conseguirebbe per i clienti, impossibilitati nel fotografare uno splendido piatto.
Grasso, inoltre, parla anche di un altro aspetto, quello pubblicitario e turistico: l'inflessibilità di alcuni chef, che non vogliono vedere sviliti i propri piatti a causa di foto di bassa qualità sul web, rischia di allontanare clienti, ostacolando anche il turismo enogastronomico?