È un modo per imparare a nutrirsi con ciò che la natura di offre, anzi di più: con una conoscenza profonda della flora, il foraging permette di ricavare nutrimento aiutando la natura. Magari impiegando in cucina ciò che viene prodotto da piante alloctone.
Un principio che Valeria Margherita Mosca conosce bene, tanto da aver creato di recente, affiancata da Charles Lanthier, una linea di spiriti realizzata proprio attraverso al foraging: Selvatiq.
Facendoci da guida d'eccezione in Valtellina, Valeria ci ha spiegato come la montagna offra ben più di mirtilli e lamponi. Ecco cosa possiamo trovare tra le nostre vette a seconda dell'altitudine.
Foraging: cosa si raccoglie in montagna
Tra i 300 e i 400 metri
Foto Cristina.Sanvito | Flickr
Cosa si raccoglie: biancospino (i frutti), ghiande, pratoline comuni (i fiori e le foglie), primule (i fiori e le sole foglie giovani).
Come si impiegano: le pratoline comuni riservano una sorpresa. I loro boccioli, immersi in acqua, aceto e miele diventano più saporiti di un cappero, capaci di dare ad un piatto quel tocco in più. Con i frutti del biancospino si producono aromatiche marmellate; mentre le primule possono finire in insalate miste.
Tra i 700 e gli 800 metri
Foto Selvatiq
Cosa si raccoglie: aglio orsino (i germogli), bardana (le radice), barba di becco, faggio (le gemme), rosa canina (i cinorrodi), rovi
Come si impiegano: Le gemme di faggio e i germogli d'aglio orsino sono da saltare in padella. Di quest'ultimo c'è chi realizza un pesto con le foglie, basta sostituirle a quelle di basilico. I cinorrodi della rosa canina, ovvero i falsi frutti, non solo sono ottimi ma fanno anche davvero bene: contengono infatti oltre quindici volte la quantità di vitamina C degli agrumi. Cosa farne? Delle marmellate e delle gelatine. Tra le recidi, la barba di becco è una delle più dolci, con note che ricordano quelle delle noci.
Tra i 900 e i 1100 metri
Foto Siro.Gassamigli | Flickr.com
Cosa si raccoglie: erba benedetta (le radici), felce dolce (le radici), sorbo dell'uccellatore.
Come si impiegano: con le radici di erba benedetta, conosciuta anche come cariofillata, si realizza un infuso che sa di chiodi di garofano e cannella. I frutti del sorbo dell'uccellatore sono perfetti per realizzare una gelatina, di accompagnamento anche a piatti salati, o distillati.
Tra i 1200 e i 1500 metri
Foto Selvatiq
Cosa si raccoglie: angelica (le radici), bistorta (le radici), carota selvatica, imperatoria (le radici), tarassaco.
Come si impiegano: Il tarassaco è certamente il più diffuso. Apprezzato per il suo sapore amarognolo (anche semplicemente consumato bollito o in insalata), ha notevoli proprietà benefiche. Pochi però sanno che anche le sue radici si possono usare, sia in insalata (dopo essere state a mollo in acqua fredda per alcune ore) che al cartoccio (condite con sale e olio d'oliva). È poi la carota selvatica a dimostrarsi una vera rivelazione tra i fornelli. Le radici di angelica e imperatoria diventano aromatizzanti naturali, grazie al loro sapore che ricorda il sedano. Sorprendente la radice della bistorta che, macinata, diventa una farina con cui si può persine realizzare il pane.
Tra i 1600 e i 1800 metri
Foto Simone Zeni
Cosa si raccoglie: abete rosso (le gemme e la parte interna della corteccia), licheni, pino mugo (le gemme e la resina).
Come si impiegano: Con il pino muco, particolarmente aromatico, si può realizzare uno sciroppo naturale molto efficace contro la tosse semplicemente inserendole in un barattolo con dello zucchero e facendole riposare al sole. Anche le gemme di abete rosso fanno bene alla gola: basta metterle in bocca per permetter loro di sprigionare il loro effetto balsamico. Una caramellina naturale, insomma. Se si trova della corteccia di questa piante, si può impiegare la parte interna, in piccole dosi e miscelata ad altre farine, per fare il pane. L'evernia prunastri, un tipo di lichene, viene sbollentato, quindi fatto asciugare e seccare. Conservatelo in un vaso ermerico: aggiunto a zuppe di verdure, le farà diventare cremose.
Oltre i 1800 metri
Foto Simone Zeni
Anche ad importanti altitudini, nelle nostre montagne si trovano alberi, spesso ricoperte di licheni, nonché piante erbacee perenni.