Franco Aliberti, classe 1985, ha avuto tra i suoi maestri nomi chiave della ristorazione italiana e internazionale come Gualtiero Marchesi, Massimiliano Alajmo e Massimo Bottura all'Osteria Francescana.
Lasciata Modena nel 2014, con un passaggio a Riccione con Andrea Muccioli, è arrivato nel 2016 in Valtellina, a La Fiorida di Mantello. Più precisamente, Franco ricopre, all'interno di quest'eccellenza della provincia di Sondrio, il ruolo di chef del ristorante una stella Michelin La Preséf, al fianco di Gianni Tarabini, smettendo così i panni che fino a qui l'avevano visto soprattutto nel ruolo di pastry chef.
Tra le montagne lombarde lo chef campano ha trovato una seconda famiglia. Ecco quello che ha raccontato a Fine Dining Lovers, dal principio della sua carriera e dei suoi studi ad oggi.
Com'è iniziato il suo percorso in cucina?
Nella mia casa natia, a Scafati, in provincia di Salerno. Sono nato e cresciuto in una famiglia dove tutto veniva preparato con autentica maestria dalla mamma, che con un semplice forno a legna riusciva ad ottenere cotture perfette.
Qual è stato il vero “salto"?
Senza dubbio quando ho deciso di trasferirmi da solo per studiare all’istituto alberghiero di Salsomaggiore Terme. Avevo 17 anni ed improvvisamente mi sono trovato senza più accanto la mia famiglia, i miei amici, gli spazi a me familiari. In quel momento tutto è cambiato ed ho dovuto contare soltanto sulle mie forze.
Ha lavorato con nomi prestigiosi della cucina italiana, c’è qualcuno che considera il suo maestro?
Sono nomi davvero importanti e mi è difficile fare solamente un nome. Ognuno di loro ha segnato in maniera indelebile il mio percorso.
Ci racconta com'è stato il suo arrivo a La Presef?
Ho potuto contare sulla grande amicizia che mi lega a Gianni Tarabini. Quando sono arrivato ho completamente sposato questo progetto unico, la filiera corta è stata sempre il mio modo di vivere la cucina e poterlo fare all’interno dell’azienda ha sicuramente un valore aggiunto. Ritengo sia importantissimo credere, investire in ciò che ci circonda: il territorio, le persone, i frutti del loro lavoro...
Come si è ambientato alla vita in Valtellina?
Direi molto bene. Mi sono innamorato praticamente subito della sua natura dalla bellezza sfacciata: il lago, la montagna... Ma anche delle persone che la abitano e delle sue antiche tradizioni.
Che rapporto ha con la brigata?
Posso dire con sincerità che li considero la mia seconda famiglia.
Esclusi i dessert, c’è un piatto che ama cucinare più di altri?
La verdure e la carne sulla brace.
Come descriverebbe la sua cucina (qui la ricetta del piatto Profondo Blu)?
Con cinque aggettivi: sensibile, giocosa, essenziale, concettuale, scientifica.