La crisi del coronavirus ha colpito duramente molti settori, ma certamente la ristorazione è tra quelli che hanno avvertito il colpo con maggiore violenza. Molte aziende sono state capaci di adattarsi alla nuova normalità, mentre il futuro di molti chef, ristoratori e professionisti del settore, oltre che dei fornitori, sembra ad oggi ancora molto incerto.
Il sondaggio di Fine Dining Lovers destinato ai professionisti del settore aveva come obiettivo non solo di comprendere lo stato d’animo, le speranze e le paure di coloro che sono in prima linea nell’industria dell’accoglienza, ma anche di aprire un confronto, offrendo spunti di riflessione utili per poter affrontare con una panoramica più completa la prima fase delle riaperture e il futuro che verrà.
Chi ha risposto?
Dei 2.708 professionisti che hanno partecipato al sondaggio, l’88% lavora in ristoranti o hotel e l’80% ha un’esperienza nel settore di oltre 6 anni.
La percentuale italiana è pari all’11% ovvero a 304 professionisti, di cui il 67% con il ruolo di Executive o Capo Chef.
Se l’obiettivo era di testare il polso del settore, non potevamo avere un bacino migliore di questo.
Preoccupazioni per il futuro.
Non indoreremo la pillola. Le preoccupazioni sono molte e riguardano la quasi totalità degli intervistati nel mondo. Il 51% dei professionisti dei ristoranti teme un peggioramento della propria situazione finanziaria nei prossimi 6 mesi, mentre solo il 27% crede che i governi abbiano fornito un sostegno adeguato al settore. I più pessimisti sembrano essere proprio gli italiani.
Il 66% degli intervistati teme per i prossimi sei mesi e nonostante il lavoro non si sia fermato, gli intervistati temono di poter perdere il proprio lavoro (80%).
Gli italiani sono scettici anche rispetto alle azioni messe in atto dal Governo: il 49% dei partecipanti non crede siano state sufficienti a preservare il settore della ristorazione.
Qualche dato positivo c’è: l’89% dei partecipanti è certo di poter continuare a lavorare nel settore della ristorazione e dunque di non essere costretto a reinventarsi del tutto. In effetti, rispetto agli altri Paesi, i dati italiani della disoccupazione causata dal covid-19 sono “migliori”.
Ha perso il lavoro il 44% degli intervistati mentre il 56% ha mantenuto il proprio posto.