È donna, è italiana ed è alla guida di uno dei cocktail bar più famosi del mondo. Chi meglio di Giulia Cuccurullo, head bartender dell’Artesian di Londra, per chiudere la rassegna Women First, lanciata dal padrone di casa del The Court di Roma, Matteo Zed, con l’obiettivo di valorizzare la miscelazione al femminile.

Matteo Zed e Giulia Cuccurullo Jean-Philippe Vaquier
L’ultima guest star è stata proprio la barlady-architetto che ha portato la sua grazia ed eleganza dietro al bancone del cocktail bar di Palazzo Manfredi in una serata tutta su colori caldi, a partire dai toni cangianti di uno splendido tramonto che ha incorniciato il Colosseo, la cartolina che può vantare il The Court.
Giulia Cuccurullo: stile italiano a Londra
A chiunque le chieda della sua carriera da barlady, Giulia risponde che per lei non è mai stato un ostacolo essere donna. “Forse grazie al fatto di essere cresciuta professionalmente in una nazione, il Regno Unito, in cui si crede molto nell’inclusione”, ammette Giulia, che è a Londra da 9 anni.

Giulia Cuccurullo al bancone del The Court Jean-Philippe Vaquier
Alla fine, sente più come una conquista l’essere un’italiana, anzi una napoletana, sul tetto della miscelazione londinese e internazionale. L’Artesian è infatti il cocktail bar dell’hotel Langham, uno dei più eleganti della capitale inglese, che ha visto avvicendarsi grandi superstar della miscelazione: Simone Caporale, Alex Kratena, Remy Savage. È l’inconfondibile bar con la pagoda, che Giulia Cuccurullo guida insieme alla bar manager Anna Sebastian. E aggiunge: “La maggior parte delle posizioni apicali in hotel sono a guida femminile, ma là non è percepito come strano, succede e basta”.
Come costruire un cocktail: parola di architetto
Per la serata del 9 maggio Giulia Cuccurullo ha pensato a una drink list in cui non poteva mancare il festeggiato della serata, il Martini Bitter Riserva, l’aperitivo italiano che ha festeggiato i 150 anni. Da un twist sul Milano-Torino con un tocco di pineapple cordial battezzato Fly Away, a uno champagne cocktail alla fragola denominato Treat Yourself 2.0, per finire con il suo All Season a base di tequila, con bitter Martini e cordiale agli agrumi.
Tre esempi di come costruisce i cocktail Giulia Cuccurullo, che nella vita è diventata bartender mentre studiava architettura all’università Federico II di Napoli. “I miei studi di architettura influiscono molto sulla costruzione di un drink, specialmente nell’impostazione che gli do. Per prima cosa, come per un progetto architettonico, studio tutto ciò che c’è intorno, dall’ambiente a ciò che è richiesto, scartando al contrario ciò che non è utile. Scompongo i singoli ingredienti e poi li riunisco, alla ricerca di un’armonia che sia come quella di un bel design architettonico”.

Giulia Cuccurullo all'opera dietro al bancone Jean-Philippe Vaquier
Zero waste e sostenibilità: un valore da ritrovare
Uno dei punti chiave nello studio di un drink è per Giulia Cuccurullo la sostenibilità e soprattutto lo zero waste. Ancora per qualche giorno all’Artesian questa attenzione è esplicitata dalla sezione Sustainability della drink list che si chiama Connections. “Stiamo per lanciare la nuova drink list e non ci sarà più questa sezione, perché con il mio team abbiamo realizzato che la sostenibilità non avesse bisogno di essere urlata ai quattro venti, quanto piuttosto debba essere un valore di riferimento intrinseco del nostro lavoro”.
Capire come sfruttare al meglio il prodotto e ridurre gli sprechi per Giulia deve essere niente più che una procedura. “In fondo lo abbiamo sempre visto fare in casa: se da bambina non finivo il mio piatto di pasta, la mamma ci faceva la frittata di pasta”, dice la barlady abbandonandosi a un ricordo.