È nata in Cina, ma è vissuta a Correggio, in Emilia Romagna. Giulia Liu sembra il personaggio di una favola. Lunghi capelli neri, occhi scuri e profondi. Appena varchi la soglia del suo ristorante, il Gong Oriental di Milano, ti accoglie con un sorriso riservato, ti accompagna al tavolo e ti sposta con delicatezza la sedia. Una femminilità non urlata ma pacata e discreta, che però comunica una grande forza.
Ristoratrice e figlia di ristoratori, ha creato insieme al marito Lorenzo un ristorante fusion che unisce alta cucina cinese e italiana. Un luogo con un'energia particolare e con uno stile inconfondibile, basti dire che la location è abbellita da grandi gong di onice monoblocco retroilluminato che creano, soprattutto al crepuscolo e la sera, un ambiente raccolto e emozionante.

Il Gong Oriental di Milano - La sala
Nel menu ci sono i dim sum gourmet - imperdibili e golosi quelli con foie gras e wagyu - fino a piatti tradizionali come l'anatra laccata di antica tradizione cinese. Scopriamo iniseme il punto di vista di una donna che, con la sua passione per la cultura e la cucina, ha creato un punto di incontro inedito tra Oriente e Occidente strizzando l'occhio a Milano.
Cosa l'ha portata a Milano?
La mia famiglia ha aperto uno dei primissimi ristoranti di dim sum a Milano, quello che oggi è il Ba Asian mood. L'idea era di far provare agli italiani dei piatti cinesi preparati con ingredienti di alto livello e molto selezionati. A quei tempi a Milano si mangiavano solo involtini primavera, dal pesante sapore di fritto e quasi sempre surgelati. Volevamo dimostrare che la cucina cinese è ben altro. Il ristorante è ancora aperto ed è gestito da mio padre e da mio fratello minore Marco.
Perché proprio i dim sum?
Perché rappresentano una filosofia di cucina e un modo di stare a tavola tipici della Cina e dell'Oriente. Pochi lo sanno ma dim sum significa “tocco al cuore” e si tratta, quindi, di piccoli assaggi così buoni e diversi che regalano un sorriso e scuotono le emozioni attraverso il palato. Cosa può esserci di più bello e stimolante che avere tanti piattini diversi da condividere?
Come nasce il progetto di Gong?
Dalla mia storia d'amore. Quando ho conosciuto Lorenzo, mio marito, ho capito che avremmo potuto creare un progetto nuovo basato sulle nostre diverse radici e creare un concetto di fusion innovativo, in equilibrio tra italia e Cina.

Calamaro all'onda asiatica
Alle pareti si vedono grandi gong, lastre di onice monoblocco che creano un’atmosfera particolare. Perché questa scelta?
Il gong è uno strumento a percussione di origine orientale composto da un disco metallico concavo che viene percosso per dare il segnale di inizio a qualcosa, ma ha anche un significato ancora più profondo visto che il Qi Gong è una disciplina di origine cinese, che unisce tecniche di respirazioni e movimenti simili a quelli delle arti marziali per ristabilire l’equilibrio psicofisico. La traduzione di Qi Gong è infatti “esercizio (gong) dell’energia vitale (qi)”. Per noi questi "cerchi dorati" creano un’atmosfera magica: quando si suona il gong si entra in un’altra dimensione: è quello che vorremmo accadesse a chi varca la soglia del nostro ristorante.
Qual è il piatto icona del vostro ristorante?
Il Raviolo d'Oro, un omaggio a Milano che consiste in una sottile sfoglia di pasta allo zafferano, ingrediente simbolo di Milano, ripiena di ragù di ossobuco su una crema di risotto allo zafferano (qui la ricetta del piatto). È il perfetto esempio di un classico cinese riletto in "chiave milanese". Le menti dietro ad ogni piatto creativo sono Keisuke Koga e Guglielmo Paolucci. Il punto di partenza delle preparazioni più classiche, invece, sono le ricette antiche della mia famiglia.

Il raviolo d'oro - Gong Oriental
Il vostro piatto più richiesto?
Il Raviolo proibito. E' sicuramente tra i dim sum più golosi di Gong Oriental. Si tratta di un raviolo in pasta di zafferano cotto delicatamente a vapore. La sfoglia sottile racchiude un ripieno saporito a base di maiale Char Siu, un’antica ricetta cantonese che regala al palato un maiale morbido, lentamente cotto al forno per 12 ore, dal sapore agrodolce, aromatizzato salsa di soia e spezie, tra cui cannella e anice. Per rendere ancora più prezioso e aromatico il piatto, viene aggiunto il tartufo. Mettendo il raviolo in bocca tutto intero si scopre un’esplosione di sapori molto sensuale. Qui si uniscono le influenze delle migliori scuole di alta cucina: Italia, Francia Cina, Giappone. (Scoprite la ricetta del Raviolo Proibito qui)

Lei è la sorella di Claudio Liu, titolare di Iyo, primo e unico stellato etnico in Italia. Che rapporto avete?
Ci lega un rapporto di grande stima e fiducia. Pur nella consapevolezza che la nostra offerta è diversa, ci lega l’amore per l’Oriente e per l'Italia, la ricerca dei migliori ingredienti, la tendenza alla precisione e l’etica del rispetto del cliente. Nella nostra famiglia è sempre stato costante lo scambio di idee e le differenze tra noi tre fratelli sono una risorsa che ci fa crescere, ciascuno nel suo percorso indipendente.
La ristorazione è indubbiamente un settore maschile. Come è, da donna, gestire un ristorante e lavorare con collaboratori per lo più uomini?
Una sfida continua, ma una bella sfida. Non penso che le donne siano svantaggiate in questo settore, ma sicuramente è necessario maturare nel tempo un atteggiamento calmo e una forte sicurezza in se stesse. L’importante, però è, da donne e madri, difendere la propria femminilità ed essere anche tolleranti, con la consapevolezza che farsi sostenere e aiutare non è certo segno di debolezza: io, ad esempio, condivido tutto con mio marito Lorenzo e non potrei esserne più felice.