Luca Natalini si può senza dubbio definire un giovane di talento, comprovato da importanti sfide, come la partecipazione a S.Pellegrino Young Chef e al programma televisivo Top Chef. Con la fine del lockdown si è purtroppo conclusa anche l'avventura del suo ristorante Autem di Langhirano, in provincia di Parma, ma non è rimasto un secondo con le mani in mano.
Chef Natalini è infatti appena approdato a Milano, a capo della cucina di una delle insegne da tempo più iconiche della città: Al Pont De Ferr di Maida Mercuri.
Dagli esordi alle competition, fino al recente esordio meneghino: ecco le risposte di chef Luca Natalini in questo a tu per tu con Fine Dining Lovers.
Com'è iniziato il suo percorso in cucina?
Ho iniziato facendo il lavapiatti. Ho girato mezzo mondo e poi tornato nella mia bella Italia.
Con questa visione "globale", quando è avvenuto il vero salto?
Con l’apertura di Autem by Luca Natalini, il mio ristorante a Langhirano. È stata una storia d'amore e, proprio come molte love story, è finita. Sono stato tradito con il Covid-19.
Cosa le rimarrà di Autem?
Sicuramente come esperienza imprenditoriale è stata molto formativa. Capire come funziona una azienda nella veste di imprenditore e non soltanto di chef è molto importante. Sono sicuro che riuscirò in futuro a ricreare qualcosa di meraviglioso come Autem.
Intanto ora è arrivato ora a Milano, nella cucina di un’insegna storica come Al Pont de Ferr...
Sì, ne sono entusiasta. I'incontro con Maida Mercuri è stato di pancia. Ci siamo trovati immediatamente d'accordo. Abbiamo creato una grande sinergia, io con le mie idee, lei con le sue.
Che proposta gastronomica ha realizzato quindi per Al Pont de Ferr?
Il menu si divide in quattro sezioni, tutte molto forti e ben strutturate. Ci sono la proposta lunch, per il mercato veloce di Milano, la proposta alla carta con i piatti del territorio, la proposta tapas, da accompagnare con vino e cocktail, e infine il percorso gastronomico, dove sono presenti i miei piatti signature.
C'è qualcuno che ha maggiormente influenzato il suo lavoro?
Sicuramente i miei esempi sono Alain Passard e Mauro Colagreco, ma credo di avere una mia identità piuttosto marcata.
Ha partecipato anche al programma tv Top Chef. Che ricordo ha di quell’esperienza?
È stato molto interessante scoprire le dinamiche televisive. Certamente è tutto molto diverso dal vero lavoro in una cucina. Sicuramente aver conosciuto Mauro Colagreco è è stata una grandissima esperienza sia a livello umano che professionale.
Non è l’unica competizione ha cui ha preso parte.
Il mio obiettivo è fare del mio mestiere un piacere. Ho così preso parte a S.Pellegrino Young Chef sia quando ero in Russia, sia al mio ritorno in Italia.
Come descriverebbe la sua cucina?
La mia è una cucina golosa in cui cerco sempre di ottenere un grande equilibrio. Siamo cuochi: dobbiamo far godere i nostri clienti con i nostri piatti.
C’è un piatto che la rappresenta più di tutti?
La Pasta in bianco, nata più di un anno fa. Sono rimasto affascinato nel considerarla per ciò che è: l’unica pasta che si trova in tutte le case italiane ma di cui non esiste una ricetta. C'è chi la fa con l'olio, chi con il burro; chi più annacquata, chi più asciutta. Io ho voluto reinterpretarla con vermut alle prugne, aceto e miele.