Da dove cominciare a raccontare la storia di Venissa?
Si può tornare indietro fino al 600, quando a Mazzorbo si formò un insediamento di popolazioni della terraferma in fuga dai Longobardi: la prima isola abitata della Venezia Nativa. Oppure si può saltare al 1400, alle prime tracce documentarie del vitigno autoctono Dorona, per poi proseguire fino al 2002, quando Gianluca Bisol, in visita alla basilica di Torcello, vide alcune piante di Dorona abbandonate in un giardino dell'isoletta.

Immagine: Mattia Mionetto
È qui che nasce la prima idea di Venissa, la tenuta del 1500 che la famiglia Bisol (viticoltori dal 1547 in Valdobbiadene) ha preso in gestione nel 2006 e da cui ha creato locanda, osteria, ristorante e vigneto.
Partiamo da quest'ultimo.
Dopo la casuale scoperta del 2002, Bisol ha proseguito la ricerca, trovando altre 80 piante di Dorona abbandonate tra orti e giardini della Laguna. "Quando i primi abitanti sono arrivati qui la prima cosa che hanno fatto era il vino, da bravi veneti" scherza il figlio Matteo "Nelle cantine di Venissa abbiamo trovato una patera del 1200/1300 con il simbolo di una vigna. Ma la produzione del vino rimaneva casalinga, e progressivamente i vitigni autoctoni sono stati abbandonati, specialmente dopo il 1966: l'acqua più alta mai registrata, ha distrutto moltissime piante".


Immagini: Mattia Mionetto
La Dorona è stata reimpiantata nel terreno di Venissa: 0,8 ettari di vigneto sovrastati da un campanile trecentesco e circondati da una cinta muraria. "Ma teniamo sempre aperto il cancello. Vogliamo che gli abitanti la vivano, appartiene a loro" spiega Matteo. La magia e l'unicità di Venissa si devono principalmente all'impegno appassionato di questo 27enne che, l'anno scorso, si è trasferito qui insieme alla moglie Veronica. La prima annata di Dorona è stata la 2010: oltre quattromila bottiglie su cui, nello storico laboratorio della famiglia Berta Battiloro, è stata battuta a mano una foglia d'oro zecchino.

Immagine: Mattia Mionetto
Se l'amore per Venezia è di quelli sfacciati e chiassosi, da vivere tra selfie a San Marco e gite in gondola, il fascino che esercita la Laguna è più sottile e silenzioso - ma non meno irresistibile. Qui la linea dell'orizzonte è sempre un'opinione e la luce assume sfumature mai viste altrove. Le barene, isole che appaiono e scompaiono, ricordano quanto tutta questa bellezza sia precaria. L'acqua può prendersela quando vuole: non bastano le mure a proteggere la vigna, che periodicamente viene allagata. "Ma la Dorona è un vigneto di laguna nato per restare qui" spiega Matteo "Una pianta resistente, non si ammala mai".

Immagine: Mattia Mionetto
Tutto il mondo vegetale manifesta la stessa caparbietà: nei due ettari di Venissa c'è un orto gestito dai pensionati di Mazzorbo (ma ci lavorano anche i bambini delle scuola elementari, con il progetto Orti in Condotta di Slow Food). Un garrulo signore baffuto mi mostra le prime foglie di castraura, il germoglio del carciofo, così tenero da essere mangiato crudo. E poi una ventina di erbe spontanee, la rapa bianca che funge da sovescio della vite, patate, aglio, cipolle.

Immagine: Mattia Mionetto e Silvia Vettoretti
Fino a qualche mese fa venivano utilizzati nei piatti di Antonia Klugmann, che ha fatto conquistare una stella Michelin al ristorante. Mentre sta per riaprire rimane ancora sconosciuto il nome dello chef che la sostituirà, ma intanto potete mangiare all'Osteria Contemporanea. Qui si servono i classici cicheti (serviti nelle ancor più classiche ovoline) con il pescato del territorio, come baccalà mantecato e sarde in saor, e altre specialità quali il fritto misto alla veneziana e le moeche con polenta.

Immagine: Francesco Gilfi
E poi, appunto, ci sono le sei camere destinate agli ospiti. "Stiamo anche creando un albergo diffuso a Burano, dove proporre ai turisti un soggiorno ancora più autentico" racconta Matteo "Ma già ci proviamo: facciamo visitare i molecanti, li portiamo in gita in bragozzo. Cerchiamo di offrire esperienze sempre diverse e uniche".
Anche se a me, mentre guardo il sole che tramonta sulle vigne dorate di Venissa, riesce davvero difficile immaginare un'esperienza più straordinaria di così.