Tra le cascine e i vigneti che costellano le dolci colline coltivate delle Langhe da poche settimane è terminata la vendemmia delle uve Nebbiolo. Colore rosso rubino e caratteristico bouquet fruttato, il Barbaresco deve la sua unicità alla cura dei suoi vigneti. Che da qualche tempo sono controllati attentamente da un sistema tecnologico basato su sensori in grado di monitorare la vite, la crescita, le necessità di ogni singola pianta o acino d'uva.
L'INTERNET DEL VINO
I magazine tecnologici internazionali lo hanno già ribattezzato l'Internet of wine, perché l'applicazione di sistemi di questo tipo permette davvero di rendere sostenibile il vigneto, controllarne l'andamento, risparmiare anche denaro. Temi che piacciono ai produttori, legati ancora a tecniche di lavoro più tradizionali, e che aiutano di conseguenza a ottenere prodotti sempre naturali ma la cui resa è più sicura. Ai vigneti che produrranno il Barbaresco di proprietà delle Cantine Gaja lavora una startup italiana, iXem Labs, e un docente-sommelier del Politecnico di Torino che ha sparso per le vigne microcamere in grado di scattare immagini ad alta definizione e sensori che raccolgono dati come grado di umidità di atmosfera e terreno, temperatura del suolo e dell'aria, condizioni meteorologiche. Per poter poi comunicare a chi coltiva informazioni come la presenza di eventuali animali infestanti, il bisogno di più acqua, o di protezione dal gelo o dal caldo eccessivi.
Difficile trasmettere i dati in aree rurali dove le connessioni sono difficoltose: questo è uno degli scogli superati dalla startup, che ha portato il Wi-Fi tra i filari per poter far comunicare tra loro sensori e centraline, e dare poi una sorta di cruscotto di controllo ai produttori da cui controllare l'andamento delle singole viti e delle vigne. I controlli sono 24 ore su 24: questo significa che esistono microcamere in grado di lavorare al buio nella notte, mantenendo sempre la promessa di un costo contenuto, applicabile dunque anche per le piccole realtà vinicole oltre che per le grandi come quella di Gaja del Barbaresco dove il progetto lavora.
Il wi-fi delle vigne, o l'internet of wine, lavora anche in altre aree dove vengono prodotti i migliori vini italiani: per esempio lo fa in una terra generosa come la Toscana. A Montalcino e Montepulciano i sensori stanno monitorando i vigneti in cui si producono il Brunello di Montalcino da uve Sangiovese e il vino Nobile di Montepulciano.
IL CASO SARDEGNA
L'idea di applicare ai prodotti della terra e al loro corso delle stagioni la tecnologia per migliorare il lavoro umano e massimizzarne la produzione in Italia è una scommessa affrontata anche da altre startup. In Sardegna per esempio, vicino ad Alghero, una startup locale chiamata Primo Principio lavora a un progetto simile: la tecnologia si chiama WiForWine e sempre attraverso sensori e videocamere nel terreno, monitora clima, terreno, pianta, eventuali rischi del vigneto (e permette così per esempio di usare il minor numero possibile di fertilizzanti e pesticidi).
Questa volta il vino che ne giova è l'ottimo Vermentino, un bianco che profuma di terreni sabbiosi e arbusti mediterranei. WiForWine, attraverso il monitoraggio della crescita delle viti, registra giorno dopo giorno come l'uva nasce e cresce, fino alla vendemmia. Per creare poi una vera storia, che diventa una sorta di video-documentario da mostrare a tutti gli appassionati. Magari attraverso il proprio cellulare, mentre ne stanno degustando un calice.