"Non è stato un buon anno per l'olivicoltura italiana. Ma questa non è una scusa per produrre olio cattivo ,o non produrlo affatto". È così che Luigi Caricato (oleologo e autore del primo Atlante degli Oli Italiani) commenta i titoli che da mesi vediamo sui giornali: "L'anno nero dell'olio italiano", "La crisi dell'extravergine", "La raccolta peggiore della storia". Il 2014 è stato davvero un annus horribilis? Il clima inclemente prima e la mosca olearia poi hanno reso molto difficile la produzione - in alcuni casi, come in Umbria, quasi impossibile. Ma hanno anche svelato i punti deboli del sistema produttivo italiano. "La nostra olivicoltura è vetusta. È un momento felice per gli oli italiani, ne produciamo di altissima qualità. Ma non si piantano nuovi olivi, i guadagni sono bassi e i costi di produzione altissimi". E quando arrivano le crisi non siamo preparati ad affrontarle.
L'extravergine italiano però rimane apprezzatissimo, da noi e all'estero. Come dimostrano i risultati dell'ultimo Sol di Verona, il più importante concorso oleario europeo: 14 dei 15 premi principali sono stati vinti dall'Italia. In maniera curiosa, si è particolarmente distinto un paesino siciliano in provincia di Siracusa, Buccheri: c'è un motivo particolare? "Nei concorsi gli oli siciliani piacciono molto per i sentori 'insoliti', come quelli di pomodoro della Tonda Iblea di Buccheri" spiega Caricato "Ma come sempre la vera qualità la fanno le persone, i produttori che fanno rinascere i territori".
La cultivar, ovvero la varietà di oliva (in Italia sono 538), è importante. Ma conta anche il talento dell'olivicoltore, la sua capacità di rispettare i tempi di raccolta e molitura e "perfezionare l'identità" dell'oliva, creando blend e interpretandola. E il coraggio di rischiare. "I produttori devono investire di più" spiega Caricato "Il territorio italiano è difficile, pieno di colline e montagne, ma abbiamo cultivar straordinarie, una lunga tradizione, le conoscenze giuste. Dobbiamo sbrigarci:ci stanno superando". Chi? Paesi come California e Sudafrica, che - forti di buone cultivar, e tecnologie ancora migliori - iniziano a produrre un olio che fa concorrenza al nostro.
E se noi consumatori vogliamo comprare un olio buono, come facciamo a sceglierlo? "L'etichetta non è il solo riferimento. La scelta va fatta in base all'assaggio: anche se non siete esperti, potete gustare (e annusare) subito quale vi piace e quale no. Compratene vari, confrontateli e soprattutto non scegliere solo in base al prezzo".