Di cibo non si è mai parlato tanto come in questi giorni. Giornali, televisione, libri, guide, blog: la cucina è dovunque protagonista e tutti padroneggiamo il vocabolario gastronomico. O meglio, si è convinti di padroneggiarlo. Si riflette mai sul senso delle parole che vengono utilizzate? È questo l'invito di Mangia come parli, scritto da Cinzia Scaffidi, insegnante all'Università di Scienze Gastronomiche di Slow Food.
Un percorso, lessicale e semantico, dalla A di Agricoltura alla Z di Zappare. Si passa dal concetto di Bellezza alla concretezza delle Conserve, dai ricordi del giorno di Festa alla realtà del Mercato Contadino. Ci sono parole nuove, come Vegetariani: uno stile di vita che, nella sola Italia, è abbracciato da quattro milioni di persone. Quali sono le loro motivazioni? La dieta vegana sarà il prossimo passaggio? E ci sono parole che rimandano al passato, ma che sono cariche di sviluppi e implicazioni future. Vecchio e Tipico-Tradizionale sono aggettivi che, per anni, hanno avuto una connotazione negativa. E che ora vengono riscoperte, portatrici di una bellezza nuova e di un recupero delle tradizioni culinarie dimenticate.

La Scaffidi ripercorre l'evoluzione del significato delle parole - e, così facendo, ripercorre anche i cambiamenti degli ultimi decenni. Coltivare l'Orto è diventato di tendenza, così come mangiare gli Insetti. Mentre il Supermercato cambia aspetto, il Km 0 divide e fa discutere, e le Donne giocano un ruolo chiave nel futuro della gastronomia.
Di cosa si sta parlando davvero, quando si parla di cibo? Forse, dopo questa lettura, sarà tutto un po' più chiaro.