Lontano dalla mondanità della Costa Smeralda esiste una Sardegna da intenditori. Segreta, nascosta, bellissima. Lontana dal mare, ma neanche tanto. Basta una macchina presa a noleggio e la curiosità dei sapori ancestrali per raggiungere in poco tempo angoli sconosciuti della più remota isola del Mediterraneo.
UNA STORIA SECOLARE
Quasi un micro-continente dove si parla una lingua antichissima, popolato di gente asciutta, intensa e arcaica come i suoi monumenti più noti: i nuraghe. La campagna sarda è puntellata di questi monumenti vecchi di 3/4000 anni, intorno ai quali si coltivava già nel II millennio a.C. Una tradizione agricola che è durata nei secoli, sempre fiorente e gloriosa, tanto che l’Antica Roma considerava la Sardegna uno dei suoi principali granai. Soprattutto la zona della Marmilla, nome dato dai romani per assonanza: le colline coniche che costellano la campagna sembrano delle “mammelle”. È da qui, da questa zona così fertile e dai paesaggi struggenti, che partiamo per scoprire il Campidano, zona magica di una Sardegna attraente tutto l’anno.
TAPPA IN CENTRO

Immagine: Camper Cagliari Park
Per arrivarci la cosa migliore e partire da Cagliari. Il capoluogo, solare città di mare, è la nostra prima tappa. Da visitare il mercato di San Benedetto, storico e popolarissimo. È diviso in due piani: sopra frutta, verdura e carne e sotto il pesce. La ricchezza dei prodotti sardi qui si vede in tutto il suo splendore. Tonni, pesci spada, frutti di mare, scorfani, sardine sono riversi sui banchi di pietra. E poi le splendide le aragoste di Alghero, tra le migliori al mondo, e le anguille della laguna di Pesaria. La frutta, la verdura saporita, il pane, la carne raccontano però la Sardegna dell’interno, la nostra meta.
STELLE (MICHELIN) DI SARDEGNA

Immagine: Pietro Pio Pitzalis
Da Cagliari si prende la superstrada che unisce il capoluogo a Sassari si arriva, in una cinquantina di minuti, a Siddi. Qui un tempo c’era il glorioso pastificio Puddu, adesso trasformato in centro culturale, ma soprattutto un grande interprete del territorio: Roberto Petza. Lo chef, una stella Michelin, ha creato, lontano dal clamore, un sorprendente sistema di cultura enogastronomica che unisce la ristorazione alla formazione ad una riscoperta di un territorio agricolo ormai dimenticato. Nel suo ristorante S’Apposentu interpreta una zona ricca di meraviglie gastronomiche, dai legumi alle erbe spontanee, dagli animale da cortile a quelli da pascolo. La Sardegna è una terra di carni. Dal porceddu (il maialino da latte) alla pecora, passando per oche e galline che lo chef alleva dietro il ristorante. Ma sono gli ortaggi che lasciano senza fiato: la dolcezza folle dei piselli, l’aroma dei carciofi sardi, l’aglio, la cipolla, le patate. Tutti cibi poveri che nelle mani di Petza si trasformano in un romanzo della sua Ttrra, dove ogni piatto è un capitolo di una storia unica. Oltre al ristorante, che si trova nella vecchia casa padronale dei pastai Puddu, Roberto Petza dirige un’accademia di alta cucina e una fondazione per promuovere le giovani imprese enogastronomiche del territorio.
NON SOLO CANNONAU

Immagine: Cantina Su'entu
Uno dei grandi patrimoni dimenticati di questa terra. Coltivato fino dalla civiltà nuragica, il Cannonau è il vino più famoso in Sardegna. Ma qui si coltivano anche i vitigni della Vernaccia, del Bovale, l’aromatico, il passito. Si possono trovare nella nuovissima cantina di Su’Entu ("il vento" ) a Sanluri. È nata dal sogno di un imprenditore nato in zona, Salvatore Pilloni, che ha voluto restituire alla sua terra parte del suo successo economico. E ha messo in piedi un’azienda all’avanguardia per valorizzare una vocazione antica.
In zona operano anche piccoli e piccolissimi eroici produttori di vini naturali. A Nurri Gianfranco Manca produce nella sua cantina PaneVino veri gioielli enologici. Altro paladino del piccolo e prezioso è Ugo Sionis con il suo Vigneto Santu Teru a Nurallao. Si tratta di resistenti, partigiani della qualità. Sono l’equivalente vinicolo di Roberto Petza e la sua rete di agricoltori e allevatori.
SOUVENIR DI VIAGGIO
Per questo vale la pena lasciare le solite rotte turistiche della Sardegna e scoprire questa terra difficile, bellissima e ricca di umanità, oltre che di ottimo cibo. Per capirla veramente basta portare con sé una bottiglia di vino locale, un pecorino acquistato da uno dei piccoli caseifici della zona (chiedere le dritte a Petza) e regalarsi un pic-nic nella Giara di Gesturi, il tavolato basaltico che si affaccia come un balcone sulla Marmilla. Qui si trovano gli ultimi cavallini selvatici d’Europa, le querce da sughero, piccoli specchi d’acqua e il mistero antico della Sardegna più remota.