Appena Massimo Bottura è salito sul palco dei World’s 50 Best Restaurants 2016 a New York - durante la cerimonia che lo ha visto per la prima volta in cima alla lista - il suo cuore ha iniziato a battere così forte tanto che lo chef credeva gli sarebbe uscito fuori dal petto.
Massimo non ha usato il palco per raccontare la sua storia, come molti chef prima di lui, ma lo ha usato per una vera e propria chiamata alle armi. Di fronte a lui un pubblico composto dai migliori 50 chef al mondo, a cui il modenese si è appellato chiedendo il loro aiuto per il progetto più ambizioso della sua carriera: Food for Soul.
Partito durante Expo Milano 2015, Food for Soul è il progetto inaugurato con la riapertura del Refettorio Ambrosiano a Milano, ed è continuato con la mensa dell’Antoniano di Bologna, entrambi luoghi che hanno l'obiettivo di nutrire persone bisognose utilizzando il cibo che altrimenti verebbe sprecato.
Il progetto vede il coinvolgimento di nomi dell'alta cucina come Ferran Adrià, René Redzepi e Alain Ducasse, che entrano in queste mense e cucinano con ingredienti destinati alla spazzatura, e che nelle mani degli chef vengono completamente trasformati: “Diamo dignità anche alle più brutte delle melenzane” dice Bottura.

Dopo aver sentito l'annuncio del primo posto della sua Osteria Francescana, Bottura è salito sul palco del Cipriani Wall Street di New York, le luci hanno iniziato a serpeggiare sulla sua testa e subito dopo ha guardato in direzione delle prime file dicendo: “Abbiamo bisogno del vostro aiuto."
"In questo momento ho l’opportunità di spostare l'attenzione da me al senso di responsabilità, e le mense per i più bisognosi sono la nostra responsabilità… è il momento di restituire qualcosa”.
“Apriremo a Rio de Janeiro, Montreal il prossimo anno, e l’ambasciatore italiano qui ha detto di volerne una anche a New York, nel Bronx. In un solo anno avremo tre, quattro, cinque mense, e siamo aperti a chiunque voglia collaborare, perché non è più un nostro progetto, ma un progetto di tutti”.
Massimo poi ha sottolineato che tutto questo non sarebbe stato possibile senza il team del suo ristorante e “21 anni di duro lavoro in cucina tutti i giorni. Questo ha fatto sì che il passo successivo fosse possibile, e adesso con questo prestigioso riconoscimento aiuterò a portare in giro per il mondo Food for Soul."
“Ieri sera in questa sala tutti hanno detto che avrebbero partecipato". Bottura appariva evidentemente colpito da tutta questa partecipazione.
“Ducasse è volato qui da Parigi perché ha detto di voler festeggiare con me”. Mi ha detto: ‘Verrò anche io in Brasile’, e io ho risposto: ‘Va bene, porta solo i tuoi bermuda e le infradito e cucineremo insieme con le nostre giacche da chef”.
“Se ne avessi l'opportunità mi piacerebbe aprire una mensa ovunque! Tutte le città necessitano una cucina per la comunità…Stiamo pensando anche di aprire nella mia città natale, Modena, e a Palermo. Ma quello che davvero spero è di portare questo progetto all’estero, e provare che può funzionare ovunque perché ha le capacità di ascoltare le necessità di ogni popolazione, e prendere forme diverse a seconda del posto, non importa quale”.
Mentre il suo team a Modena ha festeggiato fino a notte fonda (la polizia li ha fatti smettere alle 4 del mattino dopo aver ricevuto lamentela per il rumore, ma loro sono tornati nella cucina del ristorante e hanno continuato il party fino alle sei del mattino), Bottura ha passato tutta la serata parlando con la stampa straniera cercando di spingere questa sua nuova iniziativa: “Non è un progetto di beneficenza, è un progetto culturale”.
Lo chef crede che fermamente il cibo e il solo atto di cucinare possano portare veri cambiamenti e vede la sua missione come quella di diffondere questa idea intorno al mondo. “Cucinando puoi dire a una persona che tieni a lei. Cucinare è un atto di amore: necessita di fegato, immaginazione, organizzazione e tantissima energia. Giorno dopo giorno nutriamo le persone, ma questo non vuol dire che riempiamo solo le loro pance: diamo loro anche ispirazione. Il nutrimento è per il corpo, ma anche per l’anima. Il ruolo degli chef contemporanei è cambiato così tanto da quando ho iniziato a lavorare nel 1986. Con l’ascesa degli chef come celebrità, i programmi e i canali dedicati alla cucina, gli chef hanno ricevuto più attenzioni mediatiche degli attivisti. Come parte integrante del tessuto sociale, credo che gli chef abbiano la responsabilità di usare la loro voce per promuovere idee culturali, non solo culinarie".
“Tutto riguarda il cambiamento, in ogni comunità. Questo deve essere un esempio per le prossime generazioni di chef, attivisti del cibo, per il pubblico interessato; bisogna colmare il gap tra ricchi e poveri, spreco e fame, il tutto attraverso il cibo…Tutti possono abbracciare questa missione, e insieme possiamo fare la differenza”.
“Il server del nostro sito è crollato la scorsa notte, il sito era in down; adesso però non si tratta più portare persone al nostro ristorante, ma di diffondere le nostre idee con il resto del mondo”.
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