E se invece di urticarti la medusa ti finisse nel piatto? Non sono ricche di sapore, ma sono un veicolo per i sapori. Hanno pochissime calorie e una texture interessante. Dopo le alghe, sono l’ultima frontiera delle risorse alternative per una cucina di mare. In alcuni Paesi asiatici – Cina in primis, ma anche Giappone e Thailandia – il consumo di meduse a scopo alimentare è pratica vecchia di millenni: insalate, pasta, sushi, portata principale o persino gelato. Una vera e propria delicatessen.
ECO-MEDUSE, IL PASTO SOSTENIBILE
In un percorso apparentemente simile a quello delle verdure del mare, le meduse sembrano lanciate ad abbandonare la nicchia etnica per proporsi come soluzione mainstream all'eccezionale impoverimento degli oceani e drastica riduzione delle specie di pesci, crostacei e molluschi più sfruttati commercialmente. Una ricerca appena uscita sulla rivista scientifica Ocean&Coastal Management dimostra come i dati storici rivelino una panoramica di depauperamento molto più severa di ciò che la nostra “amnesia culturale” permette di vedere.
Con oltre 400 milioni di chili di meduse pescate a scopo alimentare ogni anno, il business continua a fare nuovi adepti. A causa di molteplici fattori – dal cambiamento climatico alla decimazione delle tartarughe marine, uno dei loro rari predatori - le meduse sono in pericolosissima espansione nei mari del mondo, causando danni commerciali sempre più evidenti ed esportando specie mortali in nuovi angoli del pianeta. “Se non puoi sconfiggerle, divorale” (If you cannot beat them, eat them) pare essere da un paio d'anni a questa parte il motto della FAO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura. Nello Stato americano della Georgia la pesca di meduse è un'industria in fiorente espansione: le statistiche per ora mancano, ma vale qualche milione di dollari e, regolamentata da soli due anni, è oramai la terza industria ittica dello Stato (dopo granchi e gamberi).
CON LE DOVUTE CAUTELE
Anche gli impianti di trasformazione sono in aumento: una storia di successo, dove le meduse sono diventate da minaccia, una risorsa. Finita la stagione dei gamberi, ci si dedica a queste creature gelatinose. Che finiscono, poi, sulle tavole asiatiche. Almeno per ora. Considerate specie invasive e nocive per i mari, rischiano di essere pescate indiscriminatamente senza scrupoli: in realtà anche la pesca di queste specie esige regolamentazione, per proteggere le tartarughe, per esempio, che senza meduse rimangono senza cena. In realtà in alcune zone del mondo anche loro sono esposte a sovrapesca: ecco perché parte delle meduse consumate in Asia arriva adesso dagli Stati Uniti.
QUESTIONE DI TEMPO?
Il consumo in Paesi dove non fanno parte delle tradizione culinaria, per ora stenta a decollare. Un po' come mangiare insetti: 2 miliardi di persone al mondo lo fanno; agli altri 5 si rizzano i peli solo all'idea. Ma c'è chi è convinto che per le meduse il passo sia più facile: in fondo negli anni '50 il pesce crudo sarebbe stato improponibile per qualsiasi buon statunitense medio, che oggi acquista allegramente sushi nei banconi del supermercato. E le iniziative per promuoverne il consumo sono sempre più numerose: in Italia già due anni fa gli chef sono stati “chiamati alle armi” per proporre ricette a base di meduse e promuovere un mare sostenibile; a Expo 2015 questi animali composti di acqua e della proteina collagene sono sfilati come indiscussi protagonisti del “cibo del futuro”. E le degustazioni nei ristoranti costieri iniziano timidamente a fare capolino...
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