Dici mirto, e subito tutti pensano al liquore tipico della Sardegna. Ma quanto conosciamo davvero dalle bacche da cui viene prodotto, piccole sfere blu che - pur non potendo venire mangiate - possono essere utilizzate in tantissimi modi? Il Myrtus Communis, molto diffuso nell'area mediterranea, non è solo una base per liquori. Ne esistono circa 100 varietà (di cui molte ottenute geneticamente proprio per far fronte alla rihiesta dell'alcolico) dai molteplici usi, in ambito gastronomico e non solo.
Ecco una piccola guida per imparare come usare il mirto in cucina, passando attraverso curiosità e aneddoti storici.
DA DOVE VIENE LA PAROLA "MIRTO"
Il nome viene dalla mitologia greca: Myrsìne era il nome di una ragazza trasformata in un cespuglio di mirto dalla dea Atena perché, in una competizione sportiva, aveva battuto uno sfidante maschio. Ma sono tante le divinità associate con questa pianta nell'Antica Grecia. La mitologia abbonda di amazzoni ed eroine il cui nome deriva dal mirto, e inoltre la pianta era particolarmente cara alla dea Afrodite, che si dice sia apparsa a un guardiano del faro chiamato sotto forma di foglie di mirtillo.
IL MIRTO COME SIMBOLO NELL'ANTICHITÀ
Sempre nell'Antica Grecia era usato durante i riti funebri, come omaggio ai morti, ma anche - in forma di foglie e bacche - per adornare le corone dei vincitori dei Giochi Olimpici. È tradizionalmente associato anche all'amore, e quindi utilizzato in molte culture di diversi paesi per suggellare i voti nuziali, quale simbolo di bellezza e fertilità. Perfino la Regina Vittoria, quando nel 1840 ha sposato il principe Alberto, li ha messi nel suo bouquet nuziale che ha poi piantato nel suo giardino nell'Isola di Wight - tradizione poi seguita dalla famiglia reale.

COME BERE E COME MANGIARE IL MIRTO
Il liquore può comparire anche in bianco e giallo, a seconda del grado di maturazione delle bacche o dall'utilizzo delle foglie. Ma che ne dite di un bel tè freddo al mirto? Una bevanda estiva molto rinfrescante che potete ottenere bollendo qualche bacca (bollita) insieme all'acqua in cui poi mettere in infusione foglie o bustine di tè nero.

Scura, densa, profumatissima e piena di sapore: la marmellata di mirto è ottima da sola, ma viene usata anche in molti dolci tipici sardi. Altro utilizzo molto comune nell'isola è la griva, che tradizionalmente viene preparato con uccelli come fagiano o quaglie, ma anche con il pollo: otto uccelli vengono legati insieme, bolliti e lasciati riposare per un giorno intero sotto un letto di foglie e bacche di mirtillo.
E poi ovviamente c'è il porceddu, il mitico piatto ormai diventato icona della Sardegna, che viene arrostito utilizzando un misto di ginepro, mirto, alloro e legno d'ulivo, e servito proprio su rami di mirto (almeno se volete fare le cose per bene).

Più raro ma non meno buono il miele di mirto: pare che quello australiano sia il miele con più proprietà antibatteriche al mondo.
LE SUE PROPRIETÀ
Ma le sue proprietà antisettiche e antiinfiammatorie erano note già a Egizi e Assiri, che lo usavano per curare le ulcere. Nel Medioevo invece l'acqua distillata di fiori di mirto veniva considerata un ottimo tonificante e rinfrescante per la pelle, al punto da essere chiamato "acqua degli angeli". E infatti tuttora è utilizzato nella cosmesi per le sue proprietà astringenti.
Un altro uso non gastronomico dei secoli passati? Il succo come inchiostro. Provate a rimuovere una macchia di mirto e capirete perché ...