Marco Pinelli è uno chef "vagabondo". Londra, Malta, gli USA e ora Cortina, lo chef è un instancabile curioso che nella sua cucina traspone i suoi viaggi e l'amore per la sua terra, la Campania. Recentemente lo chef è approdato al Cristallo, a Luxury Collection Resort & Spa di Cortina, un luogo magico frequentato da Brigitte Bardot, in cui si respira l'Art Nouveau più pura mentre la vista si perde a vista d'occhio sulle vallate innevate d'inverno e verdeggianti col bel tempo. Noi di Fine Dining Lovers abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Marco Pinelli sulla sua cucina e sui suoi progetti e questo è quello che ci ha raccontato:
Come nasce la Sua passione per la cucina e qual è il Suo percorso lavorativo?
Sono sempre stato affascinato dalla cucina, curioso fin da giovane di avvicinarmi a questo mondo. Ho iniziato le mie peregrinazioni, finché sono approdato a Londra. I primi tempi sono stati di formazione in piccoli ristoranti, finché mi si è presentata l’occasione di entrare a The Dorchester oggi guidato da Alain Ducasse: è stato il punto di svolta nella mia carriera. Nel periodo trascorso da Ducasse, ho avuto l’occasione di lavorare con Chef del calibro di Willy Elsner e Henry Brosi, grazie ai quali la mia tecnica si è affinata in maniera esponenziale. Dopo l’esperienza al Dorchester, è stata la volta di un altro pilastro dell'hôtellerie, il Four Season a Canary Warf, dove ho lavorato con Marco Bax. Ma il viaggio era sono all’inizio e dopo l’Inghilterra sono tornato a Capri presso il Capri Palace con lo Chef Oliver Glowing per poi ripartire alla volta di Bahamas, USA, Austria, Malta, Albania... finché "finalmente" sono tornato in Italia qui a Cortina, con un bagaglio personale e professionale che cerco di trasporre nei miei piatti.
Lei ha alle spalle una lunga esperienza nelle catene alberghiere di alto lignaggio e recentemente è approdato allo storico Hotel Cristallo di Cortina. Qual è l’impronta che intende dare alla cucina?
Cortina non solo è immersa in un angolo di paradiso a livello paesaggistico, ma è anche una miniera brulicante di materie prime e ingredienti. La scelta che ho a disposizione qui è sempre molto ampia. L’impronta che ho deciso di dare a questa mia nuova avventura è proprio questa: concentrarmi sulle materie prime del territorio, scoprendone di nuove giorno dopo giorno. Ogni tanto riesco a ritagliarmi un po' di tempo per perlustrare la conca di Cortina e mi sono imbattuto in piccoli produttori locali, che dalla primavera iniziano ad allevare pollame e selvaggina e a coltivare ortaggi, fiori ed erbe spontanee. Tutto questo è di grande stimolo per me e per la mia cucina: tante idee e sperimentazioni che mi rendono tranquillo nel dirvi che il bello deve ancora arrivare!
Ci parli della Sua cucina. Quali sono i Suoi maestri e quali le sue fonti d’ispirazione?
La mia è una cucina istintiva che si basa molto sull’emotività del momento ed è speculare al mio carattere. Ogni Paese o città in cui ho vissuto sono i miei maestri e mi hanno stimolato in maniera diversa, ma tutti mi hanno dato la possibilità di reinventarmi grazie ai diversi metodi di preparazione con cui sono entrato in contatto. L’ispirazione può arrivarmi in modi molto diversi: da una semplice passeggiata al parco a un profumo nell’aria o un cartellone pubblicitario, insomma per me ispirazione è in ogni piccola o grande cosa che mi provochi una forte emozione.
Lei è di origini campane. Lavora con i sapori della Sua terra? Se sì, in che modo?
Le mie origini sono ciò che di più importante mi porto nel mio bagaglio culinario. La mia regione, la Campania, ha una tradizione gastronomica molto importante basata su prodotti semplici e genuini. A riprova di quanto fondamentali siano per me le mie radici, in un mio menu non manca mai uno Spaghetto di Gragnano ai pomodorini del Piennolo e Basilico. Questo è il piatto che più mi rappresenta per il rapporto viscerale che ho con il mio passato e con ciò che mi ha reso il Marco di oggi: origini e semplicità.
Qual è l’insegnamento più grande che ha imparato negli anni?
Sicuramente quello di non dimenticare mai da dove sono partito e di lavorare con lo stesso entusiasmo che avevo quando ho iniziato. A ciò si aggiunge il rispetto per quello che cucino, quasi come se fosse una celebrazione.