Per gli amanti dei sapori orientali era una delle aperture più attese di quest’anno. Hekfan, nuovo ristorante a Milano vocato alla cucina di Hong Kong, ha inaugurato da poco più di un mese in via Formentini 2, nel cuore del quartiere di Brera. Molti in città conoscono già da tempo l’insegna Hekfanchai, della stessa proprietà, che declina in tre locali meneghini la gastronomia di Hong Kong in chiave street food.
E ora, ecco il debutto della versione gourmet. Alla regia c’è lo chef Kin Cheung, uno dei maggiori interpreti della cucina orientale nel nostro Paese, che molti ricorderanno in passato alla guida di Mu dimsum a Milano, poi di Element a Firenze.
Hekfan, la location
Dove mangiare a Brera? Hekfan risponde a questa fatidica domanda, che tutti i milanesi e non solo, prima o poi, si pongono. Siamo nel centro storico cittadino, in un quartiere che pullula di turisti e di locali convenzionali, dove non sempre è facile trovare l’indirizzo giusto.
Elegante e raffinata, la location strizza l’occhio alla tradizione orientale, senza dimenticare il contatto con elementi del mondo contemporaneo. Il ristorante è dislocato su due livelli. All’ingresso, un lungo bancone dà il benvenuto, mentre sul fondo sono esposte tutte le medaglie conquistate dallo chef negli anni ai concorsi di cucina.
Al piano inferiore, diversi ambienti consentono agli ospiti di vivere momenti intimi e privati, tra dettagli in legno, motivi e vasi orientali, panche in velluto ed elementi a tema naturale. Il risultato? Piccoli spazi dal mood e dalle sfumature differenti, che variano dal rosso al blu cobalto, al verde.
Hekfan, il menu
Hekfan si posiziona dichiaratamente come ristorante di alta cucina: in cinese Hek significa “mangiare” e Fan sta per “cibo”, mentre l'assenza del suffisso Chai, “giovane”, fa riferimento a un modello di ristorazione più complessa e articolata. Oltre a una ricca proposta di dim sum, antipasti, primi e secondi, in carta ci sono i percorsi Banquet o Grand Banquet, due menu rispettivamente di dieci o tredici portate. Per una panoramica completa, il consiglio è di optare per una di queste due proposte.
Si comincia con una serie di entrée tipicamente hongkonghesi, dove non manca la contaminazione con ingredienti occidentali, dal tartufo al caviale, al foie gras. Ecco allora le Ostriche dorate e fritte, il Cucchiaio croccante con cinghiale e verdure, il Foie gras servito con uova barzotto affumicato. Sfiziosissimi, poi, i Bao a forma di funghi, ripieni di funghi: un camouflage in pieno stile orientale.
Da non perdere, poi, la Zuppa stile Duwn, realizzata con un complesso metodo di preparazione che prevede la cottura separata dei singoli ingredienti (pollo, prosciutto, maiale, funghi), quindi la loro unione, seguita da diversi filtraggi, in modo da ottenere un un brodo estremamente limpido. Ecco perché viene servita nella classica ciotola Zon, decorata sul fondo con disegni o ideogrammi: riuscire a distinguerli è un segnale della bravura dello chef.
Ancora, tra le portate spicca il Maiale Don Po, che completa l'ultima fase della sua cottura al tavolo: per prepararlo, si usano due calici di alcol, mentre la terza parte alcolica, una grappa di bambù, viene “accesa” davanti ai commensali, per dare uno shock termico al piatto. L’alcol usato per il flambage consente al maiale di assorbire la salsa e restare morbidissimo. Un piatto molto interessante, che combina la tradizione di Taiwan di cucinare usando due bicchieri di alcol in cottura e un terzo al tavolo, con quella cantonese di portare la ciotola, il “clay pot”, ad alta temperatura: così la pietanza continua a cuocere fino al suo arrivo in tavola.
Per concludere, magari assieme a del tè bianco, secondo tradizione, ecco come pre dessert la Zuppa dolce tradizionale in stile Hong Kong (a base di fagioli rossi con petali di giglio, un augurio di fortuna e successo economico, unito a un fiore simbolo di armonia). Per i più curiosi si possono rivelare interessanti i dolci, che interpretano al meglio la pasticceria orientale, così distante da quella occidentale, tra consistenze gelatinose e sentori agrumati. Il degno epilogo di un raffinato viaggio del palato a Hong Kong.