Quando il Coronavirus ha raggiunto Hong Kong l'industria della ristorazione della città aveva già attraversato un periodo tumultuoso, durato sei mesi, per via dei disordini civili. Le proteste contro il governo hanno fatto notizia in tutto il mondo e hanno lasciato ristoranti, bar e hotel in una posizione decisamente precaria.
La città ha poi dovuto affrontare anche la pandemia e a quel punto il mondo della ristorazione si è trovata quasi in ginocchio. Da subito la situazione è apparsa grave, ma non ha fermato la creatività e soprattutto la voglia di fare degli imprenditori locali. In particolare la catena di ristoranti Black Sheep ha cominciato a elaborare un piano dettagliato per affrontare l'escalation della crisi.
Il gruppo Black Sheep, con uno staff di 1000 dipendenti distribuiti in 23 ristoranti, ha applicato delle linee guida chiare e rigorose, inclusi controllo della temperatura, totale assenza di contatto fisico e ovviamente frequenti e regolari lavaggi di mani. Un metodo che si è distinto e che ha catturato l'attenzione da parte di molti altri ristoratori.