Riccardo Astolfi, bolognese classe '83, è talmente appassionato di cibo di qualità, prodotto artigianalmente e nel modo più naturale possibile, da aver trasformato questa passione in un mestiere: pur avendo una laurea in ingegneria, oggi si occupa di ricerca e sviluppo per uno dei più importanti distributori italiani di cibo biologico. Ogni giorno cerca prodotti nuovi, analizza gli scaffali, studia le ricette. E assaggia.
Online Riccardo Astolfi è noto soprattutto per il suo blog - pastamadre.net, una delle fonti più accurate e divertenti del web per tutto ciò che riguarda la pasta madre e il suo utilizzo - e per la Comunità del Cibo Pasta Madre, nata a partire da una "mappa degli spacciatori di pasta madre" che offre un servizio innovativo: mette in contatto chi cerca la pasta madre con chi la possiede e può cederne una parte, in Italia ma anche nel resto del mondo.
Un mestiere e due realtà digitali legati tra loro dalla passione per il cibo "pulito": Fine Dining Lovers non poteva lasciarsi scappare l'occasione di fare due chiacchiere con Riccardo Astolfi per capire qualcosa di più della sua passione per il cibo e del suo rapporto con la rete.
Foto di Greta Verdelli
Lei ha studiato ingegneria: in che modo il cibo biologico è diventato la sua professione?
Fino alla laurea non mi ero mai interessato al cibo. Poi ho cominciato a lavorare per una grossa società di ristorazione collettiva ed è nata una passione. Ho iniziato a frequentare Slow Food, prima come utente di corsi e degustazioni, poi come volontario. La vera svolta, però, è iniziata a Terra Madre 2006: il discorso di apertura del fondatore di Slow Food Carlo Petrini mi fece piangere.
Ci racconti del suo primo incontro con la pasta madre.
È stata mia suocera, 6 anni fa. Aveva una ciotolina di pasta madre che aveva prodotto da sola seguendo il libro delle Sorelle Simili. Me la feci regalare: prima di allora non ne sapevo quasi niente.
Cos'è il foodblogging per lei? Passione, lavoro o passatempo?
In primo luogo passione. Passione. Passione.
E poi un impegno che porto avanti con costanza per rispetto nei confronti di me stesso, del lavoro fatto finora e di tutte le persone che arrivano attraverso google sul mio sito e mi affidano una parte di sè. È commovente quando qualcuno ti ringrazia perché l'hai aiutato a fare un pane buonissimo per sè e per la sua famiglia.
Qual è l’ingrediente “segreto” del suo blog? Perché, secondo lei, ha avuto tanto successo?
Risposta razionale: l'argomento trattato, la pasta madre, è diventato d'attualità. Poi c'è la mappa degli spacciatori. Un'idea semplice che le persone usano sempre di più. Il rapporto tra blog e mappa è fondamentale, è così che riesco a offrire un servizio di cui a quanto pare c'è bisogno. Ma di mezzo c'è anche la passione con cui lo curo. Difficilmente scendo a compromessi e non faccio mai marchette (collaboro solo con i siti che apprezzo davvero), questo mi permette di avere la fiducia dei lettori. E poi, occupandomi per lavoro di farine e prodotti da forno bio, conosco a fondo l'argomento.
Quali sono i foodblogger che ammira e che segue?
La mia foodblogger preferita è Sonia Piscicelli, l'autrice del blog di cucina consapevole Il Pasto Nudo.
Qual è l'importanza di fare cultura della pasta madre in Italia?
In Italia, come in tutto il mondo, il 90% del pane che si trova nei negozi lascia un po' a desiderare. Imparare a utilizzare la pasta madre, lasciarsene affascinare, è come ricominciare a farsi delle domande: il miglior modo, secondo me, per cambiare le cose. Abituandosi al sapore del proprio pane fatto con la pasta madre ci si comincia a chiedere: «Perché il mio è diverso da quello del fornaio? Cosa cambia?».
Quasi tutti quelli che cominciano con la pasta madre, anche se all'inizio comprano le farine al supermercato, dopo un po' cominciano a interessarsi alla qualità della farina. Sono sempre di più i veri appassionati del cereale che fanno decine di km per comprare la farina bio macinata a pietra dal contadino, spesso di varietà antiche.
Parliamo dei suoi gusti: cosa non manca mai nel suo frigo?
A parte la pasta madre, le verdure. Quelle del mercatino bio del mercoledì o della cassetta bio quando non c'è il mercatino.
Abbiamo un frigo molto ermetico, a casa. Ah, e un paio di birre. Una delle mie autoprodotte e magari anche qualcuna comprata già fatta.
Qual è il primo sapore che ricorda?
Quello della pizza che mangiavo da piccolo con il mio bisnonno, quando avevo sei o sette anni. Andavamo in pizzeria prestissimo e uscivamo che c'era ancora luce e i negozi erano tutti aperti. La pizza era già tagliata, metà ai 4 formaggi e metà salsiccia. Era una pizza bolognese. Piccola, tonda, cotta in forno a legna, di sicuro col lievito di birra (non ditelo in giro!). Me la ricordo calda e croccante, schiacciavo col dito le bolle strinate.
E il suo sapore preferito?
Acido e amaro. Mi piace la complessità aromatica delle cose acide e fermentate. In generale, non solo il pane. È un mondo super affascinante. Birra, vino, yogurt, kefir, verdure fermentate, sidro, aceti... Meraviglioso!
Cosa si mangerà nel 2050?
Spero che ognuno possa avere un orto.
Foodblogging, ricerca e sviluppo: ha altri progetti il futuro?
Stanno lievitando, ma teniamo coperta la ciotola.