Se fino a Febbraio per sedersi al Noma bisognava attendere una media di due anni, ora il ristorante non prevede alcun tipo di prenotazione. Basterà passare e, in caso, attendere che si liberi un posto per poter gustare quelli che immaginiamo diventeranno gli iconici cheeseburger del Noma.
Ancora una volta lo chef René Redzepi ci stupisce orientandosi verso un nuovo concetto di fast-casual che prevede solo ingressi senza ascensore e, al posto dei tavoli, coperte da pic nic disposte sul prato adiacente il ristorante.
Il perché di questa scelta lo ha spiegato lo chef al Los Angeles Times: "Forse da noi ci si aspettava una riapertura con in menu una marinata di formiche e carote crude. Ma non è questo il momento, ora l'importante è stare insieme, non cercare di essere innovativi."
Una scelta simile a quella presa dal gruppo Alinea, che a Chicago con Grant Achatz ha organizzato un servizio di take away con pietanze francesi, consegnate in pratiche vaschette di alluminio.
Dal punto di vista pratico il Noma ha potuto beneficiare degli aiuti ricevuti dal governo danese, uno dei primi a mettere in atto programmi di finanziamento coerenti per aiutare le piccole e medie imprese come appunto i ristoranti. Così per due mesi i costi fissi del ristorante sono stati coperti dallo stato, mentre dal 18 maggio e fino all'8 luglio gli stessi costi verranno coperti fino all'80%.
Sebbene un lento ritorno alla normalità quello che più influenza in negativo gli affari del Noma è l'assenza di turismo. Permangono, infatti, le restrizioni di viaggio da e per il Paese in linea con le decisioni prese per tutta l'UE e Noma, che vive soprattutto dei gastroturisti, non poteva che far altro se non puntare ad una clientela locale e meno danarosa.
Noma, per come come lo conosciamo, ovvero il ristorante leader a livello mondiale, in termini di innovazione, non tornerà operativo prima di luglio.
Fino all'estate inoltrata, quindi, Noma non sarà più il locale per pochi fortunati, ma quello da 500 hamburger al giorno, dal giovedì alla domenica.
Sebbene Redzepi non sia nuovo a iniziative bizzarre, come quando ha deciso di spostare il Noma nella sua sede attuale, o di aprire un pop-up in Messico o ancora la decisione di mandare i suoi chef in ferie pagate per 3 mesi, è sicuramente alla sua prima esperienza con gli hamburger.
"È un'area del tutto inesplorata per quanto ci riguarda - ha detto - Qualcuno scommette che riusciremo a vendere anche 1000 hamburger in un giorno, se ci fosse turismo probabilmente potrebbe succedere" Ma nessuno, ora come ora, ha le risposte.