Quella del ristorante Sàpìo di Catania è una storia che va oltre la cucina. È la storia di un sogno di una coppia di professionisti - compagni anche nella vita - che è diventato realtà.
E il tempo ha infatti premiato l'audacia e i sacrifici che lo chef Alessandro Ingiulla e della sommelier Roberta Cozzetto hanno messo in questo ritorno in Sicilia: il loro ristorante è stato difatti insignito di una stella Michelin.
Abbiamo chiesto a Roberta Cozzetto come si è realizzato questo sogno e della sua passione per il mondo del vino. Le risposte della sommelier a Fine Dining Lovers.
Come ha iniziato ad occuparsi di vino?
La mia passione per il vino è nata mentre frequentavo l’istituto alberghiero. Quando iniziammo a trattare l'argomento ne rimasi totalmente affascinata e da lì iniziai a sentire l’esigenza di approfondire, di accrescere le mie conoscenze. Durante il mio percorso professionale in sala cercavo di avvicinarmi sempre di più a questo mondo, affiancando i sommelier che mi davano la possibilità di assaggiare i vini da inserire in carta e di redigere l’inventario della cantina. In questo modo sono riuscita ad avvicinarmi ogni singola etichetta per poi poter approfondire.
Tutte conoscenze che le sono poi servite per il progetto Sàpìo...
Sì, con Sàpìo ho potuto dare il via libera alla mia ricerca, al mio modo di vedere, e quindi di proporre, il vino. Gestire la cantina del proprio ristorante conferisce ulteriori responsabilità, come quella di sapere coniugare a dovere l'aspetto economico ed il valore della proposta.
Qual è stata la motivazione che più di tutte ha spinto lei e lo chef Ingiulla ad aprire questo ristorante?
Sàpìo nasce dall’esigenza mia e di Alessandro di tornare e metterci in gioco nella nostra terra. Era un'esigenza che percepivamo con forza sempre maggiore e che è stata colmata nel dicembre del 2016, con l'inaugurazione.
Come ritiene che sia percepita oggi la figura del sommelier?
Il sommelier è una figura sempre più diffusa, anche in ristoranti dove prima non era affatto scontato trovarla. L'attenzione per il cibo di certa clientela è tangibile anche per ciò che riguarda il vino e oggi è frequente doversi confrontare con ospiti enologicamente sempre più preparati, più curiosi. Questa professione si è dunque evoluta ed è in evoluzione: non si deve solo essere preparati tecnicamente ma essere anche in grado di comprendere al meglio cosa l'ospite è disposto a provare.
Questa sua analisi evidentemente funziona. È stata infatti premiata dalla guida Identità Golose come Miglior Sommelier.
Sicuramente è stato un motivo di grande orgoglio personale e per tutto il nostro staff, con il quale condividiamo ogni riconoscimento che ci viene assegnato. Sono infatti convinta che noi rappresentiamo sempre tutto il gruppo, grazie a cui raggiungiamo i traguardi.
Come si sceglie dunque un buon vino?
Un buon vino deve saper esprimere al meglio il territorio, deve avere una sua identità definita che rappresenti il produttore che lo realizza. Un consiglio che ritengo prezioso: non bisogna legarsi solo ai grandi nomi, conosciuti dai più e che certamente possono essere in diverse occasioni una garanzia, ma è fondamentale avere la curiosità di scoprire nuove e piccole realtà che rendono la scelta ancora più piacevole e divertente.
Cosa contraddistingue l’esperienza enogastronomica di Sàpìo?
Una cosa è certa: noi cerchiamo puntualmente di trasmettere agli ospiti la nostra passione, i nostri ricordi e di far vivere a chi viene a trovarci un'esperienza gioiosa, dinamica.