Carlo Cracco è uno degli chef stellati più amati della televisione e non solo, il suo lavoro lo porta a girare per l’Italia e per il Mondo ma sempre al suo fianco c'è Rosa Fanti, sua moglie. Originaria di Santarcangelo di Romagna, 35 anni, da dieci anni lavora accanto al marito-chef.
Di cosa si occupa esattamente Rosa Fanti e quanto pesa la sua attività nell'impresa di famiglia? Fine Dining Lovers lo ha chiesto a lei direttamente in occasione dell’apertura del nuovo ristorante di Carlo Cracco, in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano nel 2018. Lo chef si è trasferito dalla già centralissima via Victor Hugo in una delle location più suggestive del capoluogo lombardo dove sorgeranno, oltre al ristorante, un caffé - bistrot e un'enoteca, per un totale di mille metri quadrati.
10 Domande per scoprire chi è Rosa Fanti, cosa fa e come è il suo lavoro accanto al marito Cracco.

Ristoranti, pubblicità, programmi televisivi ed ora questo nuovo grande progetto. Che ruolo ha lei in tutto questo?
Mi occupo di tutto ciò che non è cucina. Carlo è lo chef, lui si relazione al suo staff, così come ai fornitori. Il mio compito è invece quello di gestire quotidianamente le collaborazioni con le aziende e gli eventi esterni a cui Carlo partecipa, e di supervisionare le attività di ufficio stampa. Entrambi siamo convinti che sia molto meglio lavorare con chi ti conosce veramente e finora questo metodo è andato molto bene...
Carlo Cracco ha una lunga carriera alle spalle, in cucina e non solo. È chiaro però che la vostra collaborazione professionale dà buoni frutti: cosa pensa di aver portato "in dote" all'impresa di famiglia?
Forse una spinta in più, un po' di organizzazione che prima non c'era. Sono otto anni che lavoriamo insieme, quando sono arrivata Carlo aveva già moltissimi impegni che non riusciva più a coprire adeguatamente con il suo staff. Oltre alla tv, c'erano importanti relazioni con aziende da portare avanti. In questo senso, la conoscenza privata ci ha aiutati fin da subito, noi lavoriamo davvero per lo stesso obiettivo.
Qual è stato il suo percorso formativo? Ha mai lavorato nella ristorazione prima di incontrare suo marito?
Mi sono laureata in Scienze della Comunicazione a Bologna, poi ho conseguito un master in Comunicazione e Marketing d'Azienda. Avevo già avuto esperienze lavorative di marketing e ufficio stampa, ma mai legate al food. Questo settore ho cominciato a conoscerlo con Carlo e mi ha subito appassionato.
Quali ritiene che siano i suoi pregi e quali i suoi difetti?
Diciamo che, a livello professionale, i miei pregi si sviluppano là dove si annidano i difetti - o meglio le mancanze - di Carlo. Lui è un creativo, non c'è niente da fare. Io sono quella più concreta. Lui pensa ai suoi piatti, a nuove ricette e nuovi progetti. Io sono quella che gli ricorda un appuntamento, un volo da prendere. Quella che ogni tanto lo fa tornare con i piedi per terra, insomma.
Stando a quanto può osservare, quante sono le coppie nel mondo della ristorazione che lavorano insieme?
Sono molte, più di quante immaginassi. Come primo esempio mi vengono in mente Massimo Bottura e Lara Gilmore. Ma anche Davide Oldani ed Evelina Rolandi. Infondo non c'è da stupirsi. Credo che anzitutto questo nasca da una necessità: se ci si vuole vedere è più facile farlo lavorando assieme, se dovessi stare al tempo libero di mio marito lo vedrei forse la domenica, e nemmeno tutte le settimane... E poi la complicità porta davvero a sviluppare con passione obiettivi comuni.
La visibilità che deriva dalla collaborazione è equamente ripartita?
Direi di no e va benissimo così. Ne basta uno in casa con una visibilità come quella di Carlo. Io, per natura, non ambisco ai riflettori, semmai mi ci trovo coinvolta e va bene così. Il mio lavoro è quello di stare dietro le quinte e mi piace molto. Mi è ben chiaro che ogni successo che Carlo porta a casa ha anche qualcosa di mio.
Il momento dell'apertura del ristorante nel "salotto" di Milano è arrivato. Ci racconta cosa troveranno i clienti nel nuovo Cracco?
Innanzitutto sarà chiaro a tutti quanto abbiamo investito sull'architettura. Siamo davvero in un luogo dove è passata la storia e abbiamo molto rispetto di questo. Inoltre all'interno di Cracco non ci sarà soltanto un ristorante, che sarà al primo piano, ma un caffè bistrot al piano terra con cioccolateria e pasticceria, un laboratorio interno, un'enoteca con oltre 2mila etichette nelle cantine e uno spazio per eventi privati al secondo piano.

Da cos'è nata l'esigenza di allargare l'offerta?
L'obiettivo di Carlo era quello di avere un giorno il ristorante dei suoi sogni. Questo lo è sicuramente. Il precedente ristorante era nato infondo con il nome di Cracco Peck e, benché fosse una grande opportunità datagli dalla famiglia Stoppani, proprietaria di Peck, era una struttura che aveva i suoi limiti, come quello di essere sottoterra. Gli spazi, inoltre, ci impedivano di allargare l'offerta e la clientela, si sà, oggi è molto più esigente.
Che consiglio si sentirebbe di dare ai giovani che hanno intenzione di affermarsi nel mondo della ristorazione?
Correndo il rischio di sembrare banale, sono convinta che il miglior consiglio che si possa dare sia di iniziare dal basso. Carlo e alcuni suoi colleghi mi raccontano storie in cui questo aspetto emerge con evidenza. Ricoprire ogni ruolo in cucina come hanno fatto loro è fondamentale affinché, una volta affermati, sia dia la giusta importanza a tutti gli aspetti della ristorazione. Oggi è invece frequente trovare giovani che dopo sei mesi di lavoro già pensano di aprire il proprio locale. Inoltre, ritengo sia importante viaggiare e conoscere sapori e tecniche in prima persona.
E ora ci tolga una curiosità: è vero che Cracco e sua madre si sfidano in cucina?
Ma quale sfida? Mia madre è una romagnola doc e non accetta le sfide. Quando siamo ospiti dei miei genitori cucina sempre lei e non gradisce consigli di alcun genere. Devo dire che Carlo su questo non ha nulla da ridire: ama la cucina di mamma e accetta le sue condizioni di buon grado.
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