Contro ogni pregiudizio nei confronti della ristorazione rapida, colpisce cuore e palato proprio come una Sberla. Così si chiama la nuova avventura milanese del duo imprenditoriale costituito da Paolo Piacentini e Michela Reginato, già soci co-fondatori di Cocciuto, pizzeria dal concept moderno, che vede alla regia il pizzaiolo catanese Matteo Messina. Si tratta di un fast food dall’animo sostenibile, sviluppato attorno al concetto di rispetto dell’ambiente e degli animali.
Un concept che vuole “prendere a sberle in faccia qualsiasi connotazione negativa del fast food”, spiegano i titolari. E che affronta una grande sfida, che potremmo definire “la redenzione” della ristorazione rapida, attraverso scelte sostenibili e buone pratiche.
Sberla, il nuovo fast food dall’animo slow
Una Sberla, insomma, non solo a parole, ma anche nei fatti. Sì, perché l’approccio “slow” di questo nuovo progetto “fast”, vocato al delivery, si basa su un'accurata selezione delle materie prime di qualità, ma anche sulla scelta degli accessori e della strumentazione, all’insegna del green: “dai tovaglioli in carta cotone bio alle friggitrici che consumano il 40 per cento in meno di energia e olio”, spiegano i fondatori del brand.
Il nuovo “fast (good) food” nasce anche come risposta al difficile periodo che l’intero settore della ristorazione sta affrontando. "Il futuro sicuramente non sarà segnato dallo street food, ma dal good food - commentano i due patron - pertanto sicuramente si punterà più sulla qualità che sul cibo junk. Dall'altra parte, la crisi colpirà tante categorie, e un cibo buono a prezzo basso o moderato è quello che avrà più richiesta".
"Ultimo aspetto non da sottovalutare per il futuro - proseguono - è la voglia di tornare alla normalità da parte di tutte le fasce d'età, a partire dai giovani, che non vedono l'ora di uscire".
Sberla debutta così con tre dark kitchen che coprono l’intera area metropolitana di Milano, con un menu che ricalca, nel segno della qualità, le classiche proposte dei fast food.
Sberla, la proposta gastronomica
Ogni ingrediente, dicevamo, è stato scelto senza lesinare sulla qualità. Così, in menu - che si suddivide in Hamburger, Hot Dog, Fries e Sweet - si trovano proposte che sfoggiano pane, carne, ortaggi, salse e formaggi ben selezionati.
Il pane si rifà alla tradizione degli States, con un impasto soffice, arricchito dalla presenza delle patate, mentre le salse speciali sono homemade, prodotte internamente. E ancora, verdure fresche di giornata e Cheddar West Country Farmhouse dop, formaggio vaccino a pasta semicotta.
Ecco allora proposte che spaziano dall'Hamburger classico, con carne di fassona presidio Slow Food, lattuga, pomodoro e cetriolini, al Veggie Burger, con polpetta a base di zucca, mandorle e quinoa, e con maionese di mandorle al lime, castagne e verza scottata. E ancora, Smokeburger con hamburger di fassona presidio Slow Food, Cheddar, bacon, lattuga, pomodoro, jalapeno, cipolla fritta e salsa smoke, Hot Dog di manzo, maionese e ketcheup, ma anche Chips con salsa al Cheddar e ragù.
La carne usata è la fassona piemontese presidio Slow Food e arriva dall’azienda agricola La Granda. Si tratta di una carne selezionata, proveniente da allevamenti sostenibili, sviluppati secondo il modello di agricoltura simbiotica, che favorisce la naturale simbiosi tra piante e funghi buoni attraverso l’utilizzo di composti microbici nel terreno.
Una carne che è figlia di pascoli virtuosi, improntati sul benessere degli animali - che vengono alimentati in maniera del tutto naturale, con l’allattamento dei vitelli fino a quattro o sei mesi di vita - ma anche sul benessere sociale, grazie a un’etica del lavoro che prevede la corretta retribuzione degli allevatori, sia di grandi sia di piccole realtà. Che sia davvero questa la nuova frontiera del fast food?