Il libro uscirà a maggio, ma, visto il periodo di quarantena forzata, il suo autore ha voluto regalare agli utenti una piccola anticipazione di 7 racconti, gratuiti e online.
Stiamo parlando di Oscar Farinetti, imprenditore sempre un passo avanti e creatore di Eataly, che a maggio uscirà con un nuovo libro dal titolo “Serendipity”. Tra aneddoti ed interviste, Farinetti racconta la storia di 50 eccellenze e prodotti alimentari “di fama mondiale” nati per caso.
La Serendipity e le grandi eccellenze agroalimentari nate per caso
Eh sì, perché con Serendipity si identifica quella particolare condizione d’animo che mixa tra la fortuna, l’intelligenza, il caso e porta ad ottenere un successo, mentre si sta lavorando su qualcos’altro.
Nel libro Farinetti racconterà 50 casi-studio caratterizzati da “serendipity” di altrettanti prodotti alimentari, nati senza che il "creatore" ne fosse davvero cosciente. Si va dal panettone al barolo, dalla finocchiona all'insalata russa, dalla caprese alla Nutella.
E non mancano le voci di alcuni grandi della cucina: ad esempio, l'autore ha parlato di Insalata russa con Carlo Cracco, di Torta caprese con Cannavacciuolo, di Barolo con Carlin Petrini, di Nutella con Giovanni Ferrero e di aceto balsamico di Modena con Massimo Bottura.
Foto Lo chef Massimo Bottura
“Il più grande esempio di Serendipity della storia è la scoperta dell’America: sappiamo tutti che Cristoforo Colombo scoprì l’America “per caso” mentre cercava le Indie” spiega Farinetti. “Ma tra le più interessanti serendipity ci sono anche i post it, il forno a microonde e il viagra. Nel libro vi racconterò i “casi fortunati” del mondo del cibo e la vita di alcune menti geniali che hanno, a volte a loro insaputa, creato qualcosa di straordinario”.
I racconti Serendipity: online in tempi di quarantena
Visto le lunghe giornate che dobbiamo passare chiusi in casa, Farinetti ha pensato di regalare alcuni racconti sul canale Instagram di Eataly, che l’imprenditore legge personalmente.
Si comincia con un grande classico, il Panettone, nato per errore alla Corte di Ludovico il Moro, dall’ingegno di uno sguattero – ‘Toni – che, dopo aver bruciato il dolce “ufficiale” della cena di Natale, ne creò un altro mischiando l’impasto di un pane ricco e dolce con canditi e uvetta, facendolo lievitare a lungo.
E così, il Pan de ‘Toni, diventa, con il tempo, il dolce ufficiale del Natale in tutta Italia e nel mondo. Dopo la riflessione, ricca di storie e curiosità, Farinetti dialoga con Alberto Balocco, terza generazione, erede di quel padre Aldo, che, appena trentenne, inventò a Cuneo un panettone alto come quello milanese ma glassato come quello piemontese (l'ormai famoso Mandorlato Balocco). Oggi Balocco è leader nel segmento con una quota volume del 19% e 27 milioni di pezzi prodotti tra panettoni, pandori e colombe pasquali.
L’incredibile storia del Barolo: “Dite pure che sono matto!”
E' uno dei vini più pregiati al mondo e anche qui ci sono molte fatalità. Farinetti ne parla con Carlin Petrini, fondatore di Slow Food e presidente dell’Università di Scienze gastronomiche.
Siamo nel 1841e una regia fregata sta salpando da Genova con a capo il Cavalier Mameli, destinazione Brasile. Nel carico ci sono 141 barili di vino rosso del 1840 e del 1838, prodotti a Pollenzo da uve nebbiolo locali. Non è una vendita, ma un “saggio” di trasporto. Un esperimento, in pratica. Dopo due anni di assaggi, tra shock termici nei mari di tutto il mondo, i vini dovevano tornare in Piemonte, e così fu.
Si legge in un documento firmato dal generale Paolo Francesco Staglieno – ideatore di questa suggestiva trasferta - che “i vini piemontesi non solo tornarono incolumi ma migliorati assai! Il nostro vino può essere trasportato da un polo all’altra della terra senza subire alcuna alterazione” scrisse.
Ed è sempre il generale Staglieno che innovò il mondo del vino, mettendo a punto due operazioni che riteneva indispensabili per la durata: aggiungere solfiti e chiarificare.
Accortosi della sua bravura da enologo, Carlo Alberto gli affidò la tenuta di Pollenzo, acquistata proprio per fare ricerca e innovazione sui prodotti del territorio piemontese, e in particolare sul vino.
E il generale non lo deluse. “Dite pure che sono matto, come hanno detto tanti altri– disse Staglieno – ma Sua Altezza Reale mi ha affidato il suo prezioso terreno, vuol dire che ha fiducia in me. Ora bisogna che voi abbiate pazienza e mi lasciate fare!"
A quei tempi il vino era dolce torbido e frizzante, il generale Staglieno lo voleva secco, limpido, trasparente, generoso, alcolico e gradevole al palato.
Alla fine del lavoro, dice Staglieno, il vino piemontese non avrebbe avuto niente da invidiare ai Bordeaux e ai Borgogna. La storia gli ha dato ragione.
In fondo, come dice il Cappellaio Matto ad Alice nel Paese delle Meraviglie: “Ti svelerò un segreto, tutti i migliori sono un po’ matti”.