Nel 2011 a Lima si è tenuto il famoso G9 a cui hanno partecipato alcuni degli chef più importanti del mondo. In una lettera aperta firmata, tra gli altri, da Ferran Adrià, Michel Bras, Gaston Acurio e Alex Atala, si leggeva:
Sogniamo un futuro in cui lo chef sia socialmente impegnato, consapevole e responsabile del suo contributo per una società più giusta e sostenibile [...] attraverso la nostra cucina, la nostra etica e il nostro senso estetico possiamo contribuire alla cultura e all'identità di una persona, di una regione, di un paese [...] possiamo anche contribuire a costruire un importante ponte verso le altre culture [...] abbiamo tutti la responsabilità di conoscere e proteggere la natura
Allora uno chef che si impegnasse a costruire qualcosa di diverso da un menu degustazione era quantomeno bizzarra. Cinque anni dopo, l'idea di una figura di chef sempre più impegnato socialmente ha preso definitivamente piede.

All'inizio di questa settimana nel Basque Culinary Centre (BCC) di San Sebastian, uno dei centri mondiali per la moderna avanguardia gastronomica, è stato fatto un altro importante passo lungo la strada. È stato lanciato il Basque Culinary World Prize, un premio annuale che punta a premiare uno chef il cui lavoro "migliori la società attraverso la cucina". Premio che arriverà con un assegno di 100.000 euro da devolvere a un progetto a scelta.
Chiunque lavori nel mondo della cucina può premiare lo chef: una lista di 20 chef finalisti verrà poi giudicata da una giuria di colleghi (tra cui anche Massimo Bottura) ed esperti come lo scienziato Harold Mcgee o lo storico Massimo Montanari.

Un modo per cementare i progetti gastronomici reali che stanno influenzando diversi aspetti della società, e per offrirne finalmente un'analisi onesta e trasparente. Come ha spiegato lo chef Andoni Luis Aduriz subito dopo l'annuncio: "Ci sono alcuni chef con molta notorietà che possono aiutare semplicemente diffondendo il messaggio, condividendo le idee con un grande pubblico, mentre ce ne sono altri che possono aiutare in un contesto concreto, migliorando davvero la vita delle persone, le realtà, o l'intero settore".

L'Oxford Dictionary definisce la parola chef semplicemente come “A professional cook, typically the chief cook in a restaurant or hotel", ovvero come "Cuoco professionista, che normalmente lavora in un ristorante o in un hotel". Il dizionario più celebre del mondo è stato pubblicato nel 1884: forse, come è capitato per altre voci, sarebbe ora di aggiornare la definizione?
Chef: un cuoco professionista, che normalmente lavora in cucina ma che, in molti casi, si occupa di attività che mettono le sue abilità e la sua conoscenza in ambito gastronomico a servizio del vero cambiamento - che sia politico, educativa, culturale o storica.
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