Il giovane chef Vincenzo Di Natale vanta nel proprio curriculum vitae un'esperienza a El Celler De Can Roca a Girona, ma nel tempo ha lavorato anche con Enrico Bartolini, Salvatore Bianco, Sebastiano Lombardi, di cui è stato sous chef per tre anni a Il Pellicano di Porto Ercole.
Da più di un anno è chef de La Maison du Gourmet di Parma, nella piccola frazione di Coloreto.
Ecco cosa ci ha raccontato questo chef che porta la sua creatività in questo territorio di tradizione.
Com'è iniziato il suo percorso in cucina?
Ho iniziato il mio percorso a tredici anni, spinto dalla voglia di cucinare che avevo sin da bambino. Ho lavorato in un ristorante pizzeria del mio paese, ed ho capito che volevo sempre di più conoscere questo settore. Non mi sono mai accontentato e questo mi ha spinto ad affrontare tutte le esperienze che ora mi porto dietro.
Qual è stato il vero "salto"?
L'esperienza a El Celler De Can Roca a Girona. Erano già diversi anni che facevo questo lavoro ma quell'esperienza ha senza dubbio cambiato drasticamente il mio modo di vedere la cucina, sotto ogni punto di vista.
C'è qualcuno che considera il suo maestro?
Il mio maestro è sicuramente Sebastiano Lombardi. L'umiltà e la dedizione al lavoro sono i valori più importanti che mi ha trasmesso.
Ci racconta com'è stato il suo arrivo a La Maison du Gourmet?
Molto impegnativo. Ho conosciuto i proprietari ed abbiamo subito capito di avere gli stessi obiettivi. Parma è una città molto legata alla sua tradizione, quindi una cucina "diversa" ha bisogno di tempo per essere capita ed apprezzata. Posso però dire che ad un anno dal mio arrivo stiamo già raccogliendo i primi frutti del nostro lavoro.
Come definirebbe la proposta del suo ristorante?
La mia è una cucina equilibrata e di cuore. In ogni piatto cerco di trasmettere il massimo di me stesso, utilizzando tutte le tecniche e la conoscenza che ho maturato fino a questo momento.
Che rapporto ha con la sua brigata?
Naturalmente sono molto affezionato alla gente che lavora con me. Ho sempre trovato molto difficile riuscire a scindere i rapporti umani da quelli lavorativi, belli o brutti che siano. Naturalmente l'esperienza mi ha aiutato anche in questo.
Cosa le piace cucinare più di ogni altra cosa?
Non c'è un piatto che amo cucinare più di altri, li amo tutti. Adoro per esempio cucinare le verdure, sentire il profumo delle cime di rapa quando sono a contatto con il calore. Mi emoziono quando riesco ad ottenere qualcosa di fantastico da un ingrediente che può sembrare anonimo.
Quali sono i primi tre aggettivi con cui descriverebbe la sua cucina?
Fresca, leggera e imprevedibile.
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