L'IGA, Italian Grape Ale, è considerato l’unico stile brassicolo propriamente e specificamente italiano. Le birre IGA hanno fatto la comparsa nei primi anni Duemila, e da allora hanno acquisito una popolarità sempre maggiore.
In cosa consistono esattamente? Semplificando molto, della birra che incontra l’uva. In diverse sue forme: come acino, mosto fermentato… le possibilità sono molteplici, così come il risultato finale, che di solito è caratterizzato da acidità, freschezza e profondità aromatica. L’Italia non è l’unica a produrre grape ale, ma sicuramente si distingue per numero, e qualità, di birre prodotte con questo stile, e soprattutto ne ha fatto una bandiera: in un Paese a vocazione vinicola come il nostro, le IGA diventano un legame con il territorio, un simbolo identitario e una possibilità di sperimentare “local”.
Le IGA fanno la loro comparsa sul mercato italiano a inizio anni Duemila, con la BB10 del birrificio sardo Barley, in cui viene usata la sapa di Cannonau. Nel 2015 le Style Guideline del BJCP (Beer Judge Certification Program) parla della tipologia, l’unica italiana, pur non riconoscendola come uno stile ufficiale.
BIRRA DEL BORGO
Leonardo Di Vincenzo è stato un capostipite del movimento italiano delle birre artigianali. Nel 2009 ha creato L’Equilibrista, che continua ad essere una delle sue birre più richieste (e dall’ampio spettro di abbinamento). 60% di mosto di birra (Duchessa) e 40% di Sangiovese, prodotta con metodo champenoise: remuage, sboccatura, aggiunta di liqueur d’expedition.
LOVERBEER
Sempre al 2009 risale la Beerbera, la birra che ha fatto conoscere il birrificio piemontese di Valter Loverier. Lui la definisce una Spontaneous Fruit Ale: fermentazione spontanea da lieviti e batteri selvaggi sulla buccia dell’uva, fermentazione e maturazione in tini di rovere. Un vero e proprio anello di congiunzione tra il mondo del vino e quello della birra, cui hanno fatto seguito altre bottiglie sul tema come Nebiulin-a, DuvaBeer, Bergnac…
BIRRA MONTEGIOCO
Un altro birrificio piemontese il cui nome, tra gli appassionati, è leggenda. Riccardo Franzosi ama sperimentare con i prodotti del territorio: ciliegie, pesche (protagoniste della celebre Quarta Runa), fragole. Nella Open Mind viene aggiunto mosto Barbera, mentre nella Tibir si utilizza mosto Timorasso.
KLANBARRIQUE
Klanbarrique è una “costola” del Birrificio Italiano, nata con lo scopo di sperimentare: sui lieviti, sulle fermentazioni, sulla frutta, su tutte le cose che possono rendere più bello e sfaccettato il mondo della birra, uve comprese. Per ora le IGA sono due: la Malmadura, mosto di birra con il 25% di uva non matura, acida e profumatissima, di cui è stata prodotta una versione speciale maturata in anfora di terracotta; la Marzarimen, dove invece troviamo il 25% di uve Marzeino, poi fermentate in tonneaux aperta e maturate in barrique.
CA’ DEL BRADO
Due le IGA del giovane birrificio bolognese, che collabora con due vignaioli naturali del territorio. Da una parte la Û baccabianca, con l’uva a bacca bianca Grechetto Gentile destinato al Pignoletto del vignaiolo biodinamico Gradizzolo, dall’altra la Û baccarossa, con uva a bacca rossa Centesimino del vignaiolo naturale Ancarani.
BIRRIFICIO DEL FORTE
Si chiama, piuttosto evocativamente, Il Tralcio la birra del birrificio toscano dove il malto d’orzo incontra il mosto d’uva, per venire poi rifermentati in bottiglia con lievito da vino. È la prima tappa della nuova linea, Radici, che punta a unire la tradizione vinicola della Toscana, dove il birrificio nasce nel 2010, al mondo brassicolo.
SIEMÀN
Sieman significa "sei mani" in veneto, e infatti sei sono le mani dei fratelli Filippini, che nella loro azienda sui Colli Berici producono sia vino che birre, tutte fermentate e affinate in botte. E a volte li fanno incontrare, utilizzando diversi tipi di uve, tutte aggiunte in botte, dal Pinot Nero al Tai Bianco al Moscato Bianco al Garganega.
BIRRA DELL’EREMO
Il noto birrificio umbro produce solo una birra in cui il luppolo incontra l’uva. La Genesi è una IGA prodotta con il metodo classico: mosto di una blanche e mosto di Verdicchio (al 20%) maturati in acciaio, imbottigliati con lievito da spumante, lasciati riposare un anno e, dopo il remuage e la sboccatura, rabboccati con il liqueur d’expedition.
BARLEY
Nicola Perra è stato il primo a proporre “birre con vino”, valorizzando i vitigni autoctoni dell’entroterra cagliaritano. Alla BB10, Imperial Stout con sapa di uve cannonau, sono seguite la BB9, Strong Ale con con sapa di uve malvasia, la BB7, una Italian Grape Ale al mosto fresco di uve bianche, la BB Evò (sapa di Nasco) e, ultima arrivata, la BB Boom con sapa di Vermentino.