A Napoli il bartender Alex Frezza sperimenta e crea. E lo fa a L'Antiquario, speakeasy che nel capoluogo campano è diventato un punto di riferimento per chi ama bere bene.
Il suo approccio alla mixology, nell'estate 2021, è persino arrivata sulla terrazza del Grand Hotel Parker’s, per un progetto pop-up che ha tutta l'intenzione di ripetersi l'anno prossimo.
Così Frezza ha raccontato il suo lavoro a Fine Dining Lovers.
Come si è avvicinato al mondo della mixology?
Durante gli studi lavoravo nei ristoranti. In un secondo momento decisi di passare al lavoro nei locali notturni, per avere un po' più di tempo di studiare durante le giornate. Mi appassionai al mondo del bar e successivamente con alcuni colleghi aprii una società di catering. Il vero colpo di fulmine avvenne però a Londra. Ho avuto fortuna: mi sono ritrovato nel mondo della mixology nel momento giusto, quando tutto stava cambiando. Ho conosciuto persone ispirate, stimolanti, professionisti che poi hanno cambiato il settore.
Chi sono stati dunque i suoi maestri?
Nonostante tutto mi considero un autodidatta. È altrettanto vero che mi sono pero sempre scelto con attenzione esempi da seguire. Tra questi c'è sicuramente Sasha Petraske, Charles Schumann, Salvatore Calabrese, Arrigo Cipriani ed Erik Lorinc. Poi ci sono talenti da cui trarre ispirazione come Patrick Pistolesi e Remy Savage, due bartender che si esprimono in un modo che non si può imparare. Mi accontento di guardarli lavorare sperando che, come per osmosi, qualcosa mi rimanga attaccato.
Quando ha capito che quella del bartender sarebbe stata definitivamente la sua professione?
Dopo aver aperto L'Antiquario. Solo allora ho capito fino in fondo il valore di questa professione, un lavoro per troppo tempo messo da parte. C'era stato un "Rinascimento" del cocktail, è vero, ma non della professione del bartender. Oggi vedo il bar come il luogo di grande professione. Bisogna partire dalle persone che i cocktail li preparano, non soffermarsi esclusivamente sul prodotto finito. Io ho i capelli bianchi, vado per i 44 anni e credo che il meglio per me, come bartender, debba ancora arrivare.
Quando è nato L’Antiquario?
Nell'ottobre 2015. A mio avviso quella era la fine del ciclo degli speakeasy e dei secret bar, siamo entrati alla conclusione di un trend ma abbiamo saputo sfruttarlo bene. Per iniziare a fare un lavoro serio sui cocktail bisogna avere un ambiente controllato in cui poter gestire tutti gli aspetti dell'esperienza del cliente. Qui abbiamo potuto allenarci sui drink ma anche sulle atmosfere, sulle luci, sulla musica.
Come descriverebbe l’ambiente che qui si respira?
È un classico bar, senza tempo. Velluto rosso, carta da parati di William Morris, lume di candela e musica che varia dal jazz manouche al soul di Nina Simone. Una macchina spazio temporale che diventa casa per tutti coloro che vi entrano, rassicurante ma eccitante allo stesso tempo. Ad ispirarci bar come l'Harry's di Parigi o Venezia, Lo Schumann's di Monaco e il famoso Milk N' Honey di New York. Le novità sono belle, sono stuzzicanti, attraggono ma sono anche capaci di disorientare. Quando si ha voglia di un buon Daiquiri o di un Manhattan fatto a dovere, si cercano le certezze.
E come descriverebbe invece la drink list?
Nel tempo si è evoluta, siamo partiti dai primi anni, in cui non erano presenti signature, al graduale inserimento di alcuni nostri twist. Ora, dopo sei anni, siamo abbastanza maturi per mettere a frutto la nostra esperienza con una lista completamente nostra. Il nuovo menu si chiamerà Napoli Capitale, un omaggio alla nostra città e alle tanti significati della parola Capitale. Per anni abbiamo rincorso gli standard internazionali ma adesso racconteremo la nostra città e le sue meraviglie. Un invito a scoprire il nostro capitale umano, sociale e culturale partendo dai cocktail che racconteranno una storia, un personaggio o un'emozione.
Un cocktail su tutti?
Ce ne sono diversi, alcuni legati a personaggi che in qualche modo rappresentano diverse sfaccettature del carattere della città. C'è un aperitivo a base di brandy e pesca che si chiama La Tarantina, ispirato alla tenacia del più famoso femminiello dei Quartieri Spagnoli. Oppure il Martini cocktail chiamato Il Coccodrillo, a base di gin e grappa, dedicato al famelico rettile proveniente dal Nilo che una volta abitava il fossato del Maschio Angioino. Ancora il Tartan Tiki Mr.Young, dedicato al visionario architetto napoletano britannico dell'Ottocento La Monte Young.
Quest’estate L’Antiquario è stato protagonista di alcuni eventi al Grand Hotel Parker’s. Com’è stata l’esperienza?
La collaborazione è nata nei primi giorni di giugno, dalla visione ampia e lungimirante del General Manager dell'hotel Andrea Prevosti e della famiglia Avallone. In pochissimo tempo abbiamo organizzato tutto e ci siamo insediati sul rooftop di questa prestigiosa struttura napoletana. il Grand Hotel Parker's si è così aperto alla nostra cliente e un certo senso a tutta la città. Qui abbiamo potuto realizzare numerosi eventi sia lato consumer che per gli addetti ai lavori: masterclass, degustazioni e guest shift di ospiti internazionali. Per dare un valore aggiunto alla nostra collaborazione con questa prestigiosa struttura. Siamo molto soddisfatti di questo collaudo del pop-up, gli ospiti hanno risposto numerosi all'opportunità di scoprire una nuova location e hanno apprezzato il concetto di temporary bar in un luogo tanto esclusivo. Per adesso questa esperienza volge al termine ma stiamo già lavorando per una seconda stagione di pop-up su quella magnifica terrazza.