Abbiamo bisogno di una nuova serie di comandamenti sul cibo, appositamente pensati e tagliati su misura per questa moderna epoca ossessionata dall’alimentazione.
Il che a sua volta significa che abbiamo bisogno del nostro Mosè gastronomico, che abbia la competenza, l’autorevolezza, l’intuito e i denti per dettar legge.
Jay Rayner è giornalista e critico per l'Observer e conduttore della Bbc (anche pianista del Jay Rayner Jazz Quartet, ma questa è un'altra storia). Nonostante il titolo, il suo ultimo libro I dieci comandamenti del cibo (240 pagine, Allacarta XL | Food, EDT) è l'esatto contrario del dogmatismo culinario, di cui l'autore si burla a più riprese. "Detesto i gastro-snob" ci racconta Rayner, che raggiungiamo al telefono "Queli che diventano giudicanti già dal tovagliolo mi tolgono la gioia di andare a cena. Non c'è niente di speciale nel lavoro di critico o giornalista gastronomico. Dottori, insegnanti: loro sì che possono prendersi seriamente".
Da questo presupposto anti-establishment nascono comandamenti come Scegli con attenzione i tuoi commensali (lui detesta gli slow eaters, quello che mangiano pianissimo e fanno aspettare tutta la tavola: come non dargli ragione?) o anche Non fare del cibo la tua medicina e Non eliminare il grasso, contro il salutismo esasperato.
Rayner intrattiene e diverte, riuscendo a trattare questioni come lo spreco alimentare (Onora gli avanzi) o il consumo di carne (Non dileggiare i vegetariani) senza mai sfociare nella pedanteria. "Ho scelto argomenti che mi avrebbero permesso un approfondimento, non solo un paio di battute" spiega "Il cibo, dopotutto, copre ogni aspetto della vita, dal sesso alla politica". La questione dell'impegno sociale in cucina, però, è tutto tranne che semplice: "Gli chef non dovrebbero avere un ruolo sociale. È sacrosanto che si interessino di più a tematiche come la sostenibilità, ma alla fine il loro lavoro è quello di cucinare per persone ricche abbastanza da permettersi i loro menu".
Trovi qui I dieci comandamenti del cibo.