Come abbiamo visto nei giorni scorsi, non sono mancate le reazioni al nuovo Dpcm emanato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 18 ottobre, tra flash mob e proteste organizzate dalle associazioni di categoria. Ora, in vista di ulteriori misure anti covid programmate dalle amministrazioni regionali (in Lombardia, per esempio, dal 22 ottobre scatterà il coprifuoco dalle 23.00 alle 5.00), proseguono le reazioni di protesta.
Così, Fipe - Confcommercio ha indetto una manifestazione che chiama a raccolta il mondo dei locali e dei ristoranti: mercoledì 28 ottobre, alle 11.30 i gestori dei pubblici esercizi occuperanno contemporaneamente le piazze di dieci capoluoghi di regione (Firenze, Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Palermo), oltre alla città di Bergamo.
Manifestazione del 28 ottobre: le richieste della Fipe per ristoranti e bar
L'intento? Ricordare il valore economico e sociale dell'intero settore e chiedere alla politica un aiuto per non fa morire le 340 mila imprese che prima della pandemia generavano un fatturato pari a più di 90 miliardi di euro ogni anno..
Le ultime misure adottate dal governo "stanno mettendo definitivamente in ginocchio i pubblici esercizi", afferma Fipe. Un malessere che colpisce non solo i ristoranti, ma anche i locali di intrattenimento, i bar, i catering e le imprese di banqueting (che attualmente non possono lavorare, date le restrizioni su orari e numero dei partecipanti agli eventi).
“Comprendiamo l’emergenza sanitaria e la gravità del momento, ma è impensabile che l’unica ricetta proposta per contrastare la pandemia sia quella di chiudere tutto o di generare una psicosi di massa", spiega la Fipe. "Coniugare sicurezza e lavoro è possibile e deve essere l’obiettivo principale del governo e della politica tutta. In questi mesi gli imprenditori della ristorazione e dell’intrattenimento hanno investito tanto in sanificazioni, dispositivi di protezione per lavoratori e clienti e misure di sicurezza all’avanguardia. Sono stati fatti sacrifici importanti, con senso di responsabilità e attenzione al bene comune, siglando protocolli e rispettando le regole. Questo mondo chiede con forza con forza la possibilità di sopravvivere. In assenza di aiuti economici purtroppo queste imprese soccomberanno. Sicuramente a fine anno chiuderanno 50.000 imprese, con oltre 350.000 addetti che perderanno il posto di lavoro”.
“Chiediamo alla politica scelte più mirate, di sostegno ai settori maggiormente in crisi come quello della ristorazione e dell’intrattenimento, non possiamo lasciare gli imprenditori e i lavoratori da soli di fronte a questo momento drammatico per la categoria. Ma la cosa più drammatica è che così facendo si chiuderanno anche le città con meno luci, meno insegne, meno socialità e meno qualità della vita. Dobbiamo fare presto, servono risposte concrete e servono subito”.