Tuta da meccanico blu lui, rosa lei. L’idea di miscelazione in stile Bauhaus di Remy Savage e della barlady Elena Urbani, arrivati da Londra, travolge il più austero dress code del The Court. L’elegante bar d’hotel romano, guidato da Matteo Zed e al 64° posto nella classifica di The World’s 50 Best Bars, da Palazzo Manfredi guarda lo spettacolo del Colosseo che cambia colore dal giorno, passando per il rosa del tramonto e per le luci della notte. E contestualmente osserva la piccola rivoluzione al bancone che per una serata hanno portato i due bartender, nell’ambito della rassegna dedicata alla mixology internazionale Discover the bar through our eyes, in collaborazione con Perrier.
Remy Savage: chi è
Francese di nascita e di formazione, Remy Savage è una superstar della miscelazione, insignito del premio come migliore bartender d’Europa nel 2017. Erano i tempi del Little Red Door di Parigi, cui è seguito un passaggio all’Artesian di Londra (di cui però ricorda l’atmosfera troppo ingessata), di nuovo a Parigi al Le Syndacat e quindi da quasi un anno nel suo primo locale da solista, a Londra. A cui seguiranno altre due avventure: una di nuovo a Parigi, per la quale ha appena firmato, l’altra a Milano, che è più in divenire, ma promette di riuscirci entro fine anno.
Uno dei cocktail firmati Urbani-Savage presentati durante la serata al The Court a Roma
Nella sua carriera, Remy Savage ha sconvolto il mondo del bar quando ha proposto una carta incentrata sul minimalismo: ogni drink doveva avere massimo due ingredienti. Un passaggio propedeutico a quello successivo, che lo ha portato a improntare lo stile dei suoi bar a un preciso movimento artistico, con il chiaro obiettivo di diffondere cultura con i suoi cocktail (Savage ha studiato filosofia all’università).
Oggi lo troviamo a Londra, insieme a Elena Urbani, nel suo locale con un nome-non nome: A Bar with Shapes for a Name, un “bar con forme per nome”. Un triangolo giallo, un quadrato rosso e un cerchio blu: le forme e i colori primari, che la Bauhaus ha messo al centro del suo manifesto. Il tema centrale dei drink di questo locale della Londra Est (zona Hackney) è la replicabilità. Tutti i drink sono organizzati in pre-batch, “per una necessità di servizio visto che a Londra lavoriamo 6-700 drink a sera in uno spazio piccolo – spiega il bartender – ma anche perché è una scelta pienamente coerente con l’arte della Bauhaus, che ha lanciato il concetto dell’arte e dell’arredamento riproducibile in serie”.
Remy Savage ed Elena Urbani dietro al bancone
Elena Urbani e Remy Savage con Matteo Zed sulla terrazza del The Court a Roma Jean-Philippe Vaquier
Ci fa accendere un cronometro e chiede a Elena di preparare un drink: “La nostra regola – dice – è che dalla richiesta al servizio non devono passare più di due minuti”. Scommessa vinta, perché arriva il suo best-seller Pastel in un minuto e 45 secondi.
Preparato in bottigliette da aperitivo, il Pastel è un long drink a base vodka, aromatizzato con rabarbaro, lime e lampone, da chiudere con un top di Perrier. Nella drink list della serata altri tre signature: il loro secondo best-seller, il Kazimir, sempre a base vodka che va a filtrare uno yogurt alla pesca, chiuso con drop di assenzio; un twist sul whisky&soda aromatizzato alla fragola e creato mixando differenti tipologie e stili di whisky; e ancora il twist sul Negroni di Savage, per il quale ha utilizzato oltre che Gin Arte, un Dry Vermouth e un Cynar d’epoca, nel solco dell’abitudine del bartender francese di giocare con bottiglie che abbiano più o meno la stessa età del movimento artistico scelto come tema del suo locale.
La serata al The Court è stata l’occasione per festeggiare la firma appena apposta sul contratto che sancisce l’imminente nascita del suo nuovo locale di Parigi, per il quale Savage anticipa qualche dettaglio: si trova nel quartiere Marais e sarà dedicato all’Art Nouveau. “Siamo in un momento storico di passaggio, come quello che ha caratterizzato lo stile degli anni Trenta. Uscivano dalla Prima Guerra Mondiale e dalla Grande Crisi e andavano verso la Seconda, ma affrontando la vita con un rifiorire del senso estetico, testimoniato da uno stile che esprimeva felicità artistica”, racconta Savage.
E ancora Milano. Qui siamo ancora alla ricerca del locale giusto, ma Savage ha le idee chiare: “Dobbiamo aprire entro novembre, massimo dicembre”. In questo caso, lo stile d’elezione non può che essere il Futurismo. Vedremo forse delle macchine che servono polibibite?