È iniziato il conto alla rovescia di S.Pellegrino Young Chef 2018.
Stiamo conoscendo i giudici della giuria italiana e i dieci semifinalisti che, a settembre, si sfideranno per rappresentare il nostro paese alla finale mondiale del 2018. Ora è arrivato il momento di conoscere meglio il processo di selezione di ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana con sede a Colorno, provincia di Parma, che ha selezionato i finalisti locali per ognuna delle 21 aree geografiche, vagliando tutti i curriculum e le ricette inviate dai giovani chef di tutto il mondo.
Ne abbiamo parlato con Matteo Berti, coordinatore didattico di ALMA:
Com'è stato il processo di selezione?
In una parola? Complesso! Ci sono arrivate circa 10.000 candidature, è davvero difficile vagliarle tutte.
Ha trovato differenze tra i vari paesi?
L'Italia è più che creativa che tecnica. Negli USA possiedonouna fantasia interessante. Nei Balcani utilizzano molte erbe.
E invece ha riscontrato somiglianze a livello globale nelle ricette?
Il filo conduttore è la sostenibilità. Questo è stato il primo anno in cui hanno avuto un budget e abbiamo notato una maggior attenzione allo spreco, una voglia di scoprire la materia prima.
Cosa distingue le ricette italiane dalle altre?
La creatività a scapito della tecnica, appunto, e il tema ricorrente della famiglia. Non sempre è un bene: non puoi citare sempre la nonna in un concorso mondiale!
Ha trovato differenze tra questa e le precedenti due edizioni?
I ragazzi sono attenti e consapevoli come non mai. Possiamo essere ottimisti sul futuro dell'alta cucina.